domenica 20 settembre 2020

Al cospetto delle spoglie mortali di un Dio

Oggi mi sono recato sulla tomba del Sommo Poeta. È stata una emozione unica, nonostante le norme covid che mi hanno costretto a stare poco e l'edificio in sé, che è di rara bruttezza (a detta anche degli autoctoni).
Durante Alighiero degli Alighieri, detto Dante, fu uomo di stato, soldato, amatore, uno dei più grandi scrittori della storia mondiale e inventore della lingua italiana. Per me una sorta di divinità. Conosco bene le ombre della sua vita, in particolare la vicenda del cosiddetto pentimento e i tentennamenti emotivi, che nulla tolgono alla sua grandezza, anzi donano umanità ad una figura eccessivamente idealizzata. 
Chi non si è mai pentito di una decisione? Chi non si è mai trovato atterrito davanti all'amore? Chi non ha dovuto, almeno una volta, fare i conti con la propria umanità? 
Dante era un uomo del suo tempo, che ha sperimentato una vita intera, con la schiena dritta e ne ha pagato le conseguenze. Ha sperimentato quell'amore forte e irrazionale che toglie il fiato e lascia cicatrici, che fanno male, malissimo e non vanno via. Ha visto crollare il suo mondo, l'ostracismo della sua città e quanto fosse salato il pane straniero, ciononostante è stato un uomo libero, un grandissimo intellettuale e ha scritto versi immortali, tra cui quel canto XXVI, che per me è sempre stato un faro nei momenti di smarrimento (inseme ad altri della Commedia, ma il discorso di Ulisse è quello che più ho amato).
Da umile artigiano della parola, che da anni prova a scrivere qualcosa di bello e interessante, ho sentito il dovere di recarmi al suo sepolcro e rendere omaggio ad uno dei più grandi nella storia mondiale. 
È stata un'emozione difficile da spiegare. Dentro quel terrificante mausoleo giacevano i resti del padre della mia lingua; che ha scritto una delle opere più intense e sofferte, in cui ha racchiuso tutto il suo mondo e il suo essere umano. 
Nella commedia ha messo tutto Dante: il politico, l'esule, il letterato, il cavaliere, il fanciullo coi suoi sogni i suoi eroi e soprattutto ha messo l'uomo. Un uomo che ha amato alla follia una donna e una patria che ha perso, ma fino all'ultimo sono state con lui, donandogli lacrime e sorrisi. 
Sarò mai in grado di avvicinarmi a tale Sole? Avrò mai il diritto di sciogliere le mie ali di cera, avvicinandomi a lui, anche solo per un istante meraviglioso? 
Sono rimasto in silenzio, davanti al suo sepolcro: il silenzio che si tributa ai grandi. 
Queste le parole che mette in bocca al più grande eroe della mitologia, uno dei miti che mi segue dall'infanzia, la cui ammirazione è pari solo all'immortalità del nome suo e del cantore che lo ha reso immortale. Queste le parole che anticipano il folle volo di un eroe che mette in gioco tutto,  per seguire i suoi sogni. 

"O frati," dissi, "che per cento milia
Perigli siete giunti a l'occidente,
A questa tanto picciola vigilia
D'i nostri sensi ch'è del rimanente
Non vogliate negar l'esperienza
Di retro al Sol, del mondo sanza gente. 
Considerate la vostra semenza:
Fatti non foste a viver come bruti, 
Ma per seguir virtute e canoscenza"

Grazie Maestro. 

Marco Drvso

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