domenica 24 ottobre 2021

La calda carezza del Sole autunnale

Non è un segreto che per molti versi l'autunno sia la mia stagione preferita. Ciò che più amo sono i suoi contrasti.
Oggi ho scelto di dedicarmi alle mie tante passioni: qualche foto, modellazione e stampa 3d, un paio di articoli sulla mitologia antica (soffro nel pensare a quanto sia andato perso nei millenni), musica e già che mi avanzava tempo ho finalmente tarato il puntatore del telescopio. Da quando ho smesso di perdere tempo sui social, in particolare quella fogna di facebook, quasi non mi arrabbio più ed ho riscoperto il pieno piacere del mio tempo. In un certo senso sto perdendo l'ultimo contatto coi miei simili, ma escludendo il problema lavorativo, non posso dire che la cosa mi stia eccessivamente dispiacendo: basta seccature e compromessi.
Non è un caso se tra le divinità dell'Ellade antica le mie preferite sono quelle che stanno ben distanti dalla corte di Zeus. Estia, signora della civiltà, che sceglie di cedere il proprio seggio a Dioniso, per farsi gli affari suoi. Ade, che sceglie il regno ctonio per scarso interesse nei confronti del resto del creato (c'è quella questione con Persefone, ma nessuno è perfetto) e pur essendo uno dei più potenti, come sua sorella Estia non ha un seggio sull'Olimpo. Quel povero cornuto di Efesto, che preferisce la sua officina alla compagnia dei suoi simili (vista la madre e il fratello, glissando sulla moglie perché è anche colpa sua, come dargli torto?) e via discorrendo, fino a insospettabili come Febo, che ad un certo punto sceglie una necessaria solitudine. Sono storie avvincenti, purtroppo massacrate da cinema e fumetti, che meritano di essere riscoperte.
Alla finestra, dopo aver impostato il puntatore del telescopio, in previsione delle lunghe notti invernali, sfruttando la torre dei ripetitori, a gustare il fresco frizzante dell'aria di questi pomeriggi assolati, che ha qualcosa in comune con le mattine primaverili e pur preannunciando i rigori dell'inverno, dona una sensazione piacevole alla pelle, graffiandola delicatamente, come l'amorevole dispetto di una persona cara. Nell'aria ci sono ancora i rumori degli insetti, i profumi degli ultimi fiori, ovunque è un'esplosione di colori e la maturazione del melograno avvisa Demetra che è ora di salutare Kore, che per i prossimi mesi sarà la regina Persefone. Un'aria così fresca da far dimenticare i veleni che la società vi riversa dentro, che entra senza fastidio nel naso, portando una ventata di freddo gentile fin nelle viscere, che contrasta col davanzale assolato, che mi intiepidisce dalle mani ai gomiti. 
Una folata fredda e delicata sposta le nuvole e lascia che i raggi del Sole morente carezzino il mio volto. Tutto avviene in un istante: mi illumino letteralmente di immenso e la mia guancia sinistra sperimenta un inatteso calore, delicato, piacevole, avvolgente. Qualcosa di così bello, intimo e privo di scopo, che nessuna mano umana può eguagliare.
Escludendo quel chiacchierone molesto del mitologico Elios, il Sole è magnificamente assorto nella sua assente presenza, lontano da ogni questione e inonda per sua natura lo spazio circostante di luce e raggi letali, che donano vita, senza scopo o volontà. Quel Febo Apollo così ormai distaccato che dimentica il mondo e si dedica a se.
Sento il morbido tepore su una guancia e l'altra che gode le delicate punture dell'aria fresca. Chiudo gli occhi e mi volto verso l'astro di fuoco che mi scalda dalla punta del naso fin tutta la pelata, senza trascurare un solo millimetro di pelle. Non è il caldo prepotente e opprimente dell'estate, del Sole a picco e dell'aria arsa. È delicato e morbido, come la pelliccia del gatto che ti si struscia sul viso, accompagnato dall'arietta frizzante che ora si fa sentire con più forza nelle parti in ombra: i magnifici contrasti autunnali.
Il volto carezzato dal basso Sole d'autunno che viaggia verso la sua rinascita, l'aria fresca nelle narici e tutt'intorno il silenzio. Brevi i stanti, fatti di piccole cose, che se godute valgono una vita.

Marco Drvso

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