mercoledì 23 settembre 2020

Gettare via il piombo e spiegare le ali

"Shit happens!" recita un simpatico adagio americano.
Può capitare che qualcosa vada male nella vita, nonostante gli sforzi e l'impegno. Le variabili in atto sono innumerevoli e spesso al di fuori del nostro controllo, anche per questo sono contento di non soffrire di un disturbo ossessivo: non deve essere una bella vita.
Il deficiente che spunta fuori dal nulla a velocità di curvatura e piomba sulla fermata dell'autobus, la tegola che cade, la corrente che salta nel momento sbagliato, la metropolitana che si blocca, l'amore non corrisposto e tutta una carrellata di fortune avverse, come in Ironic di Alanis Morrisette (canzone che adoro).
Queste cose accadono e talvolta fanno male. Si può essere i più duri e insensibili, ma quando la vita colpisce sotto la cintura o sferra quel destro che intontisce, tutti hanno quel momento di smarrimento e si vede crollare il castello di carte, che mostra l'entità del fallimento.
Fa male?
Sì! Tanto.
Chi dice il contrario mente a sé o agli altri, ma mente senza pudore, per poi piangere da solo.
Bisogna prendersi il giusto tempo per il lutto (che non riguarda necessariamente la morte di qualcuno), perché anche quello è necessario. È umano urlare, piangere e recriminare, fino al momento dell'accettazione. In questo momento, si vede la qualità della persona.
Il momento di cercare e darsi spiegazioni è solo nella fase del lutto, una volta passata, bisogna accettare l'evento e lasciarlo andare. 
Il proverbiale latte versato, ad esempio. Il soggetto X colpisce goffamente il bicchiere di latte, che cade e si rompe sul tappeto pregiato. Fase del lutto: darsi del pirla, incazzarsi per il contenitore rotto e il tappeto rovinato. Accettazione: latte sprecato, bicchiere rotto, vetri da raccogliere, tappeto da sistemare.
Si può imparare dalla lezione, quindi non appoggiare più il latte sul bordo del tavolino in salotto, per poi lanciarsi sul divano, quindi operarsi per ripulire e mandare in tintoria il tappeto, incrociando le dita. Questa è la via sana. Porsi le domande giuste e magari scoprire come funziona la gravità, come nel caso della famosa mela.
Si può rimuginare, domandarsi perché ci si sia buttati sul divano, perché non si è bevuto il latte in cucina, perché lo si sia appoggiato male, etc, chiudendosi in un loop senza senso. Siamo esseri che vivono in una realtà a 4 dimensioni: 3 sono spaziali, percorribili in ogni senso, una è temporale e si percorre in una sola direzione.
Ammetto di essere finito, talvolta, nella via sbagliata. Momenti di vita che sembravano superati e si ripresentavano puntuali nei momenti di sconforto.
C'è voluta una situazione assurda, come quella vissuta in questi mesi, per decidere di mettere una pietra sopra a tutto, salvando solo la lezione. Per assurdo, ho ricontattato tutte le persone cui sentivo di dover dire ancora qualcosa (gente che non sentivo da anni), nel bene e nel male, per svuotare il serbatoio emozionale e ripartire. Alcuni mi avranno preso per pazzo, ma andava fatto.
Ho fatto questo passo dopo una cocente delusione, che ho vissuto secondo la via giusta. A quel punto mi è stato chiaro che stavo ripetendo uno schema già visto e in pochi giorni sono ripartito. Svuotare il serbatoio è stata una naturale conseguenza.
Le cose accadono, belle e brutte, ma poi finiscono e si perdono nel tempo, non ha senso restare a quel momento, negando di propri sensi il rimanente.
Gettare via il piombo e spiegare le ali, l'unica cosa sensata da fare.

Marco Drvso

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