lunedì 4 maggio 2009

L'insostenibile peso di essere uomo

La mia vergogna di appartenere alla specie umana è nota. Non v'è nulla di più meschino, violento, traditore, criminale, in natura di noi umani. Guardo la natura, penso a cosa abbiamo fatto e ancora facciamo, e sale in me un senso di vuota disperazione. La delizia del creato è quanto di peggio si sia evoluto. Facciamo male al mondo e a noi stessi. Dell'umana genia è così difficile parlare bene. Siano uomini o donne, quanto male c'è in ognuno di noi.
Per cercare conforto penso ai grandi che mi rendono fiero di essere un primate, ma so che nel loro privato, certamente hanno avuto scheletri da nascondere. Bach era uno stronzo patentato, Galileo un noto puttaniere che abbandonò la famiglia, Cesare una carogna da antologia, Leonardo si divertiva con i ragazzini, persino Gandhi era un cazzo di maschilista, tanto per citare i miei miti.
Tutti uomini.... Uomini come me.
Sulla carognaggine delle donne potrei scrivere interi tomi, solo riportando la mia esperienza diretta. Sulle immonde azioni degli uomini, non penso basterebbero i volumi di tutte le enciclopedie, partendo dall'edizione di Diderot e D'Alembert.
Ciò che più mi fa detestare il mio essere uomo è il modo in cui i miei simili (geneticamente parlando, inteso come soggetti XY!!) si lascino comandare dai bassi istinti. Possibile che si debba sempre venire a sapere che qualcuno non ha saputo tenere a bada il proprio uccello?
Penso ai discorsi di Rita Levi Montalcini sul futuro dell'umanità, quando il tessuto neocorticale prenderà il sopravvento sulla componente limbica del cervello, il giorno in cui non sarà più l'istinto a muovere le azioni di degenerati e desidero ardentemente che quel giorno sia oggi.
Se esiste un dio, per ragioni che non voglio spiegare, voglio che quel giorno sia adesso! Se esiste un dio e sta succedendo quel che temo: sappia che non rispondo più delle mie azioni e il giorno del giudizio mi dovrà delle spiegazioni!
Guardo gli altri uomini e, con le dovute eccezioni, vedo una massa di decerebrati votati al calcio e al sesso, incapaci di superare la propria inutilità biologica e sociale. Organismi immondi che distruggono fiori magnifici e di riflesso distruggono la vita di quelli che, tutto sommato, non fanno male a nessuno.
Se già provo poco piacere nell'essere umano, certi giorni provo il disgusto di appartenere al genere maschile. Spero che con l'aumento di potere, le donne non diventino come noi, ma è una vana speranza. Temo che Plauto e Hobbes avessero ragione "homo homini lupus est".
Cervello, ti prego, evolviti in fretta!

Marco Drvso

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