sabato 26 agosto 2017

La festa del paradiso

Questa estate, complice il fatto che non mi sono mosso da Milano, ho approfittato delle molte iniziative, dai musei civici gratis ai concerti al castello.
Le serate organizzate al castello sono state stupende, compresa quella in cui è scoppiata la grandinata e ci è toccato seguire il concerto da sotto le tettoie delle mura. A tal proposito, vorrei fare una menzione speciale per l'orchestra e i cantanti, che non solo ci hanno proposto musica di ottimo livello, ma incuranti del fortunale hanno continuato a suonare e con quel che veniva giù (Giove Pluvio si è impegnato) sicuramente si sono bagnati, nonostante il telo di protezione sopra il palco.
Questa sera, il clima ci ha graziati tutti.
Visto che non dovevo proteggermi dalla pioggia, ho potuto seguire degnamente il concerto (anche questo molto bello, ben oltre le aspettative!) e bearmi della cornice suggestiva della piazza d'armi.
Rapito dalle note e dallo scenario, la mente è volata verso immagini di un lontano passato, alle magnifiche feste che il moro faceva organizzare a Leonardo. Per un attimo, sono svaniti il palco e gli altri spettatori, ma non la musica, e sono comparse le macchine scenografiche di Leonardo, usate per la festa del paradiso.
Fu il più grande evento mondano della Milano rinascimentale, il matrimonio tra il vero duca, Gian Galeazzo Maria Sforza (nipote di Ludovico il moro, che gli fece da reggente, fino al giorno in cui se lo tolse dai piedi) e la figlia del Re di Napoli, Isabella D'Aragona, donna forte e affascinante (vi invito a cercarne i ritratti e i busti giovanili), che ebbe la sfortuna di avere un marito ridicolo con uno zio spregiudicato nel gestire il potere e parenti ancor più rapaci di quelli acquisiti (il suo prozio era quel Ferdinando che mandò Colombo in America).
Quella volta, Leonardo volle esagerare e fu un trionfo.
Progettò un insieme di macchine, con un complesso sistema di corde, luci e specchi che simulava la volta celeste, con attori che si muovevano dentro le sfere celesti, interpretando le divinità classiche che davano il nome ai pianeti. Gli astri si muovevano e le divinità scendevano dal cielo, per porre i propri omaggi alla coppia di novelli sposi, il tutto condito da musiche e angioletti svolazzanti, sorretti da corde.
Stiamo parlando del buon Leonardo, mica del primo pirla.
Un po' desta meraviglia, pensare al livello che si è raggiunto nelle varie epoche, nella nostra disastrata penisola, un po' fa male pensare che poco dopo iniziò l'occupazione francese, che bloccò i sogni unitario di Ludovico Sforza, rimandando l'unità di quasi 4 secoli, lasciando tale onore alla famiglia meno adatta per compiere tale impresa.
Penso che quando siamo stati liberi di scegliere il nostro destino, siamo stati grandi, quando siamo stati sotto controllo straniero siamo decaduti e vale per ogni periodo, dal crollo di Roma ad oggi.
Purtroppo siamo stati colonia americana per troppo tempo ed ora ci troviamo sotto un giogo peggiore. 70 anni in cui la classe dirigente è stata sempre calata dall'alto, col solo scopo di segarci le gambe ed alimentare un tremendo scoramento, sfociato nell'autorazzismo di tanti imbecilli: perché nel dissenso e nella critica c'è nobiltà, nello sputare fango e preconcetto indotto c'è solo la miseria umana.

Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincie, ma bordello!

Quell’anima gentil fu così presta,
sol per lo dolce suon de la sua terra,
di fare al cittadin suo quivi festa; 
e ora in te non stanno sanza guerra
li vivi tuoi, e l’un l’altro si rode
di quei ch’un muro e una fossa serra.
Cerca, misera, intorno da le prode
le tue marine, e poi ti guarda in seno,
s’alcuna parte in te di pace gode.
Che val perché ti racconciasse il freno
Iustinïano, se la sella è vòta?
Sanz’esso fora la vergogna meno. 
Ahi gente che dovresti esser devota,
e lasciar seder Cesare in la sella,
se bene intendi ciò che Dio ti nota,
guarda come esta fiera è fatta fella
per non esser corretta da li sproni,
poi che ponesti mano a la predella.
 

(Durante di Alighierio degli Alighieri, detto Dante; Purgatorio, canto VI)

Marco Drvso

PS 
Firmare un post, sotto una citazione di Dante, mette soggezione.


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