domenica 22 luglio 2007

Milan war cemetery



Della serie "ho un'intensa vita sociale", oggi ho avuto la brillante idea di andare a scattare qualche foto al cimitero di guerra, inglese (sito nel parco di Trenno). Ho scelto quel luogo perché ha un fascino tutto suo e pensavo che avrei fatto delle belle foto.

Non intendo entrare nel merito della liberazione o occupazione alleata del nostro paese, né sindacare le scelte di persone che hanno agito più di 50 anni fa, non ne ho ne il diritto. Voglio limitarmi alle sensazioni che mi ha dato quel posto.
Inizialmente, ho avuto qualche remora a spostarmi dal vialetto, ma, se volevo raggiungere la cappelletta, era necessario camminare sul prato. Ho superato quell'imbarazzo quando mi sono tornate in mente tante scene di film americani ed alcuni versi del carme dei sepolcri di Foscolo. Mi sono ricordato la struttura cimiteriale anglosassone ed ho attraversato quel prato (molto ben curato) a cuor leggero.
La "croce del sacrificio" all'ingresso ha un impatto forte. Un impatto prettamente estetico, che prepara la mente a ciò che vedrà. Vi sono sei gruppi di lapidi bianche, apparentemente identiche e, nel fondo, una piccola cappella in mattoni. Inizialmente il mio approccio è stato esclusivamente estetico, cercavo begli scorci da immortalare, niente di più. Ho fatto un breve giro guardandomi intorno e mi sono diretto alla cappella. Avevo buttato distrattamente l'occhio su quelle lapidi, senza rendermi realmente conto di cosa stessi leggendo, ammetto di essere stato molto superficiale. Giunto alla cappella ho preso in mano il registro dei visitatori ed ho iniziato a leggere, a quel punto ho realizzato.
Non erano più militari stranieri caduti sul patrio suolo, lentamente stavano diventando persone morte lontano da casa, per la follia degli uomini. Ho iniziato a fotografare e muovermi tra le lapidi, osservandole con ancor più rispetto. Qualcosa mi aveva colpito nel primo passaggio, ma non ne capivo la ragione. Era l'epitaffio sulla lapide di un aviatore che finiva con le parole "mom and dad". Non era scritto dal padre e la madre, ma da mamma e papà, qualcosa di troppo familiare per un vecchio soldato. Appena ho realizzato, mi sono messo a leggere l'età dei caduti. Almeno l'80% delle lapidi su cui mi sono soffermato, riportavano età comprese entro i 23 anni, la maggior parte entro i 20.
Come cazzo si fa a morire così giovani?
Giuro, mi sono vergognato di avere 28 anni e non aver ancora combinato niente nella vita.
Nel leggere l'età e gli epitaffi, mi sono commosso. Ho trovato frasi toccanti, scritte da familiari, fidanzate, giovani mogli e, più rari, moglie e figli (era un ufficiale di 37 anni, il più vecchio che ho trovato).
"Chi diede la vita, ebbe in cambio una croce" questa è la triste realtà, cantata da De André. Sono morti in guerra, per difendere gli interessi di chissà chi (sono un cinico, per ma la guerra non è mossa da ideali, solo da interessi di potenti che giocano con le vite altrui). Erano nel fiore degli anni, uccisi da altri come loro, con il loro "stesso identico umore, ma la divisa di un altro colore".

417 morti, di cui 27 non hanno nome.
Ogni altra parole è superflua.

Che riposino in pace, in attesa che questo diventi veramente un mondo migliore.
Marco

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E' un luogo che, come confermi, fin da piccolo ho trovato stupefacente, con un silenzio assordante e ricco di vita.

Drvso ha detto...

Ha un solo grande difetto:quelle civilissima persone che fanno il pic-nic affianco alla siepe... spostarsi di 50 metri in rispetto ad un cimitero è dificile...