venerdì 20 luglio 2007

Per fortuna c'è Homer!

Oggi, in ufficio, riflettevo sui continui sacrifici cui si sottopongono le donne, spinte dai canoni estetici imposti dalla moda, la pubblicità, la tv e via discorrendo. Tra pratiche masochistiche come ceretta e tacchi a atti di pura follia come indossare certa roba di una scomodità evidente o mangiare certa robaccia che sembra condensato.
Noi uomini siamo più fortunati. Anche noi siamo colpiti dalle follie estetiche e dai canoni imposti, ma c'è un icona che ci salva: Homer J. Simposon!
Anche nei momenti in cui sentiamo il nostro superego consumista che ci chiama e ci obbliga a confrontarci con Brad Pitt o George Clooney (si scrive così?) ci torna in mente lui e ci salva. Non cadiamo nella trappola del figo da telefilm, perfetto e incredibile, bensì pensiamo a quei personaggi la domenica mattina, quando girano come degli zombie in mutande. Li immaginiamo la sera al bar con gli amici, insomma proiettiamo su di loro il nostro essere Homer (con la consapevolezza che abbiamo ragione: noi uomini siamo tendenzialmente tutti uguali, sotto certi aspetti).
Nel nostro cameratismo fatto di birre e bestemmie, siamo veri. Anche durante un discorso serio dai toni alti in ambienti d'élite, lo schema dell'interazione segue i tratti della discussione calcistica da bar il lunedì mattina (lo dice uno che non ama particolarmente il calcio). Siamo fatti così.
Le signore, invece, non hanno questo. Saranno più intelligenti, brave, etc, ma hanno un grande difetto: non hanno cameratismo tra loro. Nel loro giocare sporco (e non mi si dia del maschilista, perché è vero quello che scrivo! Due uomini si mandano a cagare, due donne si fanno i complimenti per il vestito..) diventano le prede perfette per il mercato dell'estetica.
Se un giorno il sesso in crisi (perché definirci quello forte è una cazzata) si salverà, il merito è di un grande uomo che ci ha indicato la via. Una via da non seguire in maniera esatta perché conduce alla fogna. Una via da interpretare verso il raggiungimento della vera quiete e pacchia, ovvero, la nostra natura basilare, ciò che siamo una volta tolti i fronzoli della cultura e dello stato sociale.
Homer: grazie di esistere!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Da tardo aristotelico, ti propongo di non ignorare "in medio stat virtus".