lunedì 20 ottobre 2008

Prometeo, Eva e Ulisse

In tutti i miti, di ogni cultura, si parla di santi e maledetti. Tra questi ultimi, vi sono personaggi che si possono definire eroici, perché accomunati tutti dalla stessa colpa contro il potere, simboleggiato dal divino. Ciò che li accomuna è la trasgressione di precisi ordini, in nome della curiosità umana e del progresso.
Prometeo (colui che prima pensa) era un titano, cugino di Zeus ed alleato di quest'ultimo nella guerra contro Crono. Suo fratello Epimeteo (colui che pensa dopo) fu incaricato dagli dei di distribuire le buone qualità ai mortali, ma sbagliò, donandole agli animali (nomen omen). Per rimediare alla coglionata del fratello, Prometeo rubò ad Atena lo scrigno contenente l'intelligenza e la memoria, donandole ai mortali. Ovviamente, Zeus andò su tutte le furie, perché quelli erano doni pericolosi da concedere ai servi. In quel contesto si consumò la vicenda del toro e la perdita del fuoco. Sentendosi colpevole per la grave perdita subita dagli uomini, Prometeo rubò il fuoco (sulle modalità i miti sono discordanti) e lo donò ai mortali. Per tutta risposta: Zeus lo fece incatenare ad un monte e lo sottopose ad una tortura eterna.
Prometeo pagò l'aver donato scienza e tecnologia agli uomini.
Simile fu la maledizione che colpì Eva, rea di aver assaggiato il frutto della conoscenza, a causa della tentazione di Lucifero (portatore di luce). Lei e Adamo avevano preso la conoscenza e per questo furono maledetti, scacciati e condannati alle tribolazioni della vita mortale. Vittima della sete di conoscenza, come Pandora (la prima è ricordata come odiosa, la seconda come stupida a causa del solito maschilismo religioso). Un bisogno che gli dei hanno sempre osteggiato.
Ultimo di questa carrellata, ma primo in quanto unico vero umano: Ulisse. Con le sue azioni, mosse dalla curiosità, si inimicò gli dei, per primo Poseidone: perché fatto non fu a viver come bruto, ma per seguir virtù e conoscenza.
Il sapere, la scienza, cose che il clero ha sempre condannato e i deliri di Ratzinger ne sono un esempio. Ben prima di Galileo, i miti mettevano in guardia l'uomo dalla conoscenza, narrando le sofferenze di chi vi si era avvicinato.
In quale altro modo un re poteva controllare il popolo, se non attraverso l'investitura divina, da un dio che disprezzava la conoscenza. Scagliavano anatemi contro la libera mente, consci che quello fosse il vero nemico; perché le armi e la rabbia sono nulla, davanti alla forza della ragione. Un discorso vecchio che narra la storia umana, antica e recente.
Ai personaggi citati (e ve ne sarebbero molti altri) bisognerebbe erigere statue in ogni città, affinché ci ricordino cosa siamo e dove possiamo arrivare.

Con la conoscenza, ad un uomo manca solo la materia, per essere un dio.

Drvso

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Bello, mi piace proprio!

Luca M. ha detto...

Stimolante, scritto bene e con quella solita, spigolosa ironia di fondo (vedi: "...per rimediare alla coglionata del fratello") che ti distingue, e che mi piace nelle tue righe.
Solo un appunto: a riga 16 scrivi che Perseo ruba il fuoco per donarlo all'umanità. Sei sicuro? Credo si tratti di un refuso, e che al posto di Prometeo tu abbia scritto Perseo. Perdona l'intrusione, magari sbaglio io... Del resto, la mia conoscenza del mito greco è abbastanza limitata, togli Pollon e i Cavalieri dello Zodiaco resta poco...

Drvso ha detto...

oops!
Correggo subito!