Quando si creano angeli da donare al mondo, nella mente e nel cuore dell'autore si combatte una guerra tra la musa e il ragioniere.
La musa è l'ispirazione che prende il creativo e lo spinge a fare. È il bisogno di trasformare l'idea in qualcosa di concreto che tutti possano fruire e godere. L'ispirazione non è qualcosa che nasce dal nulla, ha bisogno di stimoli esterni che, codificati dalla mente bacata del sedicente artista, diventano un qualcosa di nuovo e, magari, bello. Sovente, la catalisi necessaria di questi fenomeni, affinché reagiscano e diano un risultato, è una persona.
Ho avuto anche io le mie muse e nessuna di loro sa di esserlo stata. Non ho interesse a rivelare alla diretta interessata, che il suo pensiero mi ha stimolato nella produzione del racconto. Perché dovrei andare e dirle frasi del tipo "pensavo a te ed ho creato una storia"? Premesso che di un paio non ho idea di che fine abbiano fatto, con una è finita la storia perché ero troppo preso a scrivere (tra le tante motivazioni), etc.
La prima musa mi venne incontro da bambino. Fantasticavo su storie di grandi guerrieri che salvavano il mondo e ottenevano la loro bella. A ripensarci, mi vien tenerezza nei confronti di quel Marchino che, senza saperlo, gettava le basi del romanzone. La seconda fu un amore fallimentare, per causa mia. Vicino a lei iniziai a scrivere. Il suo nome riecheggia in quello della protagonista, che, in un certo senso, è la sua versione idealizzata, almeno a livello fisico. Tutti i personaggi hanno in sé qualcosa della gente che ho conosciuto; çeirina (non riesco a mettere l'iniziale maiuscola) e Marzia sono la somma di alcune mie ex, due in particolare... Ne vennero poi altre, fino a quest'ultima. Costei è una persona insospettabile che mi stimola la fantasia scrittoria, a cui dovrò offrire una cena, dopo l'uscita del libro. Come sempre, neanche lei saprà di esserlo.
In fondo, la musa è qualcosa di etereo e non va rivelata. La pena della rivelazione è la perdita di naturalezza della musa, quindi la necessità di cercarne un'altra (e non è cosa facile).
Quando la musa esaurisce quella parte del lavoro che a lei compete, entra in gioco il ragioniere. È un personaggio oscuro e meschino che si aggira nella mia mente. È il simpaticone che controlla la grammatica, trasformando licenze poetiche in strafalcioni grammaticali. Controlla che la riga sia della giusta lunghezza, obbligandomi, quando la musa mi suggerisce parole lunghe (ad esempio supercalifragilistichespiralidoso), a cercare sinonimi per non appesantire la lettura e non lasciare buchi. È un pignolo che crede di possedere doti artistiche, quindi, si prende la briga di criticare le scelte della musa interiore e, qualche volta, mi tocca anche dargli ragione. Premeso che sono perito agrario e una vecchia battuta diceva che noi si mangia ragionieri a colazione e si caga geometri prima di pranzo.
Ora è il suo turno di lavorare e, con mia sorpresa, sta facendo un buon lavoro. Questo post è stato iniziato il 29/06 e lo pubblico il 05/07 perché il simpaticone non mi da tregua: vuole finire il romanzo!
Salvatemi da quel folle del ragioniere che vive nel mio cervello!!!
Marco Drvso
Nessun commento:
Posta un commento