giovedì 8 ottobre 2009

Come la Luna

Il nostro meraviglioso astro ha qualcosa che la rende fin troppo umana: due facce.
Negli anni, ho imparato a conoscere bene le mie due. Un tempo sono state competizione, oggi sanno collaborare, quando ne hanno voglia... Ne sto avendo la riprova negli ultimi mesi.
Alla capacità, rasente schizzofrenia, di saper osservare il mondo da almeno due angolazioni, con due diverse morali, si uniscono le sole due cose che so fare bene, le mie armi: parole e recitazione.
Come attore sono mediocre, sul palco con un copione, ma quando scelgo il canovaccio riesco a stupire me stesso. Il tutto a patto che mi senta sicuro di quel che sto facendo. Purtroppo una delle facce ha una componente di insicurezza cronica.
Le parole sono le mie armi migliori. Se mi si sente dire cazzate o esprimermi male, significa che sono in una situazione che non mi piace: noia, disprezzo verso qualcuno, tensione, etc... Nella vita ho imparato fin troppo bene il valore della parola e la sua utilità quale arma. Le parole possono oltrepassare le armature e entrare nei bunker, risultando più devastanti dell'atomica, se adoperate con la giusta cattiveria. Lo afferma uno abituato a non scontrarsi mai e colpire solo per uccidere.
Se non fossi una persona onesta e un pessimo scacchista (se avessi giocato io con la morte, il film di Bergman sarebbe stato un cortometraggio), potrei diventare un ottimo truffatore.
Le due facce non sono visibili al mondo, sono le due parti del mio io che a turno si fanno vedere: Leopardi e Wilde. Due personaggi al limite dell'ossimoro che per troppo tempo si sono fronteggiati, finché non hanno incontrato l'elogio alla follia e fatto un viaggio in oriente.
Di questi tempi, il pedante Giacomo e il libertino Oscar vanno d'amore e d'accordo. Il loro accordo è iniziato quando hanno deciso che era tempo di iniziare una procedura di sgancio e insieme hanno recitato il più bello spettacolo della storia, iniziato con una battutaccia, seguito da un cattivo commento, un sms, una mail e svariate cadute di stile, quando era chiaro l'obiettivo. Hanno collaborato e sono stati bene nel seguire il medesimo obiettivo. Da allora sono amiconi.
Giacomo vuole imparare qualche lavoro manuale, Oscar vuole un guardaroba decente, entrambi sono pidocchi nati e insieme si sono lanciati nel taglio e cucito. Questo è un esempio di come si siano ritrovati.
Questo è un lavoro duro: crescere e prendere in mano le redini del proprio destino e quando il gioco si fa duro, si fa duro.... (Paolo Bitta).
Sapere quali sono gli obiettivi, decidere seguendo l'istinto della ragione e del cuore, senza avvicinarsi troppo a quella saggezza, secondo Erasmo da Rotterdam, foriera di vecchiaia. Lanciarsi nel buio, con le dovute precauzioni, alla ricerca di nuovi orizzonti. Se va bene, è bello, se va male, almeno è stato fatto. Se bisogna andarsene, "perché la vita è piuttosto assurda e la morte è l'ultima parola, devi sempre affrontare il sipario con un inchino. Dimentica i peccati, rivolgi un ghigno al pubblico. Goditela, comunque è la tua ultima occasione!" (Monty Python docet).
Così si fa! Si gioca a carte scoperte, con un jolly nella manica. Con chi non merita, gioca sporco e godi di quel che solo tu sai. Con tutti gli altri, gioca pulito e con il sorriso.
Che la faccia che tutti vedono sia solo una, ammantata di maschera solo con gli ipocriti e chi non merita. Come la Luna.
Come la Luna fai il tuo gioco e decidi se essere il portante (maree) o il portato (moto di rivoluzione solare), secondo quanto ti sembra giusto. Io preferisco portare, sono un tanghero, ma questa volta mi sono gettato in una situazione in cui voglio essere portato e vedere come va a finire. Ogni giorno che passa, aumenta la voglia che finisca bene. Giacomo ha ritrovato la sua Silvia e Oscar ha la sua musa e questa volta lo stimola molto di più. Un bel salto nel buio che mi sta prendendo sempre più.
Io ho lanciato la palla, adesso aspetto risposta....

Marco Drvso

1 commento:

Anonimo ha detto...

W la retorica! Ho imparato cos'è!