sabato 14 novembre 2009

Underground

In un mondo alla rovescia, quel che è sotto, sta sopra.
Prima di procedere con il pensiero quotidiano, mi prendo la libertà di raccontare un aneddoto. Correva l'anno 1998. Era il 20 giugno, il primo heineken jammin festival, il giorno del più bel concerto di Vasco. Di quel giorno ricordo, tra le tante cose di una giornata pazzesca che mi resterà sempre nel cuore, un momento particolare. Avevo 19 anni e stavo andando al concerto, inutile dire che avevo fumato e bevuto in quantità olimpioniche, fin dalla prima mattina. Inutile dire che continuai tutto il giorno (provassi oggi a fare una cosa del genere, credo che mi ricovererebbero subito: non ho più il fisico).
Il Sole batteva implacabile sulle teste accaldate di noi temerari, seduti sull'asfalto ardente dell'autodromo. Acqua, questa sconosciuta, non ci veniva neanche sparata in testa con gli idranti (organizzazione incompetente) e noi risolvevamo il problema idrico a suo di birra, combatendo l'arsura con alcool e altro.
Tra litrate di birra e segnali di fumo, degni di una litigata tra cento tribù indiane, trascorsi in allegria la mattinata e il primo pomeriggio, finché il mio corpo mi disse "ora basta!" e si disattivò, seguendo la mente che ormai vagava nel cielo con i diamanti.
Da un momento all'altro, si fece tutto nero e mi estraniai dal mondo. Non ero in grado di sentire cosa dicessero i miei amici: non sentivo la loro voce, come non sentivo la musica che stavano suonando (suppongo fosse Anuk, ma non lo giurerei). In compenso ero in grado di percepire ogni rumore di sottofondo. Sentivo i passi delle persone, il ronzio degli insetti, il battito del mio cuore, come se l'audio del mondo si fosse invertito, come se avessero rivoltato i suoni del mondo.
Tutto cessò quando Luca, sant'uomo, mi buttò in testa una maglietta, seguita da una litrata di acqua fresca: la doccia più goduriosa della mia vita.
In questi mesi, ho la sensazione di vivere quel momento di inversione. In molti aspetti della mia vita e della società, sembra che il brusio di sottofondo sia diventato il rumore primario che irrompe nelle orecchie e agita le coscienze, a danno di quel che realmente accade sotto il Sole.
Si vive in uno stato di nebbia perenne, in cui l'unica cosa visibile è il manto candido della condensa in pianura e tutto il resto, la vita vera, è nascosta e può solo essere ipotizzata, tramite segnali, di norma ignorati perché di scarso valore. In effetti, sono segnali di scarsissimo valore.
Il fatto, a mio avviso, è che siamo assuefatti al cercare dietro le cose, al punto di ignorare l'oggetto stesso della analisi, con il risultato di ingarbugliare ancor di più la realtà. Questo vale per i rapporti umani, lavorativi, fino al dialogo sulla politica.
Viviamo sotto terra, come i personaggi rinchiusi nella caverna di Platone.
L'ombra sembra aver preso più forza della sostanza e i presunti sottintesi suonano con maggior vigore delle parole pronunciate in sincerità. Una stasi sinestetica che conduce verso il baratro della paranoia, perché non ci si fida di ciò che i nostri sensi percepiscono, relegando tutto alla masturbazione mentale, come se questa fosse la fonte delle percezioni.
In un mondo in cui la pace si crea con la guerra, la democrazia si impone dall'alto, si è liberi di essere schiavi e, soprattutto, l'ignoranza è diventata forza (neanche Orwell avrebbe potuto pensare che si sarebbe finiti così), l'aver guardato il Sole, anche per un solo istante, conduce a mettere in dubbio gli stessi dubbi e ricercare ciò che è vero, spegnendo per un istante il cervello, affidandosi ai sensi.
Che sia forse giunto il momento di decostruire il muro di convinzioni che abbiamo eretto per difenderci dai nostri sensi? Che sia il tempo di tornare ad essere umani, abbandonando le sovrastrutture che da secoli ci incasinano l'esistenza?
Un mondo di ideologie identiche nel nocciolo, divise da bandiere di colori diversi. Un mondo di sentimenti drogati dalla società e dai preconcetti. Un mondo in cui per decidere se una parete sia ruvida non la si tocca, ma ci si chiede chi abbia costruito il muro.
Abbandoniamo i sofismi inutili e torniamo a Galileo e Leonardo, personaggi che seppero andare oltre il pensiero, tornando all'esperienza. Viviamo questa vita, perché che sia unica o uno dei passaggi della samsara, è fatta di istanti di eternità unici che non saranno mai ripetuti. Smettiamo di guardare ombre su un muro e torniamo ad annusare i fiori. Smettiamo di chiederci cosa vorrà dire una persona con un dato gesto e torniamo vivere rapporti genuini.
Rimettiamo l'alto sopra e il basso sotto.

Marco Drvso

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