giovedì 8 luglio 2010

Preoccupazione & speranza

Si sa che non amo scrivere di politica nel blog, preferisco lasciarla a chi si occupa di informazione (pochi lo fanno in maniera seria), agli arrabbiati (fatevi un giretto in rete per capire cosa intendo), ai lacché (fate zapping), ai rivoluzionari di facebook (quelli che solo per aver condiviso un link e commentato qualcosa pensano di cambiare il mondo), insomma: a quelli cui interessa parlarne.
Oggi ne scrivo perché sono molto preoccupato.
Prendendo in particolare la situazione italiana e di riflesso quella mondiale, vedo segnali preoccupanti di un ritorno ad un passato di stampo medioevale che non mi piace. Nel nostro piccolo abbiamo buttato il paese in mano a un imbonitore, assolutamente incapace di gestirlo (continuo a sperare che agisca per altri con idee più chiare...), circondato da idioti e personaggi di dubbia morale. A guardare bene, non è che all'estero se la passino meglio...
Le multinazionali, in particolare le banche, fanno quel che vogliono e tutti noi ci facciamo sottomettere senza proferire parole dallo status quo.
La follia di questi pazzi che gestiscono il Pianeta (senza scadere nel complottismo, basti pensare a l'effetto che può generare gente che muove enormi messe di denaro o influenza vaste fette dell'opinione pubblica, etc) ci sta portando verso un futuro nero, in cui non è difficile intravedere una terza guerra mondiale.
Anche a non essere apocalittici, lo scenario è demotivante...
Ed ora l'ovvietà: tutto questo è colpa nostra.
L'accettazione incondizionata dello status quo, del sistema, da parte nostra è la propulsione del sistema, il motore primo di tutte le dinamiche, a livello sociale. La base di tutto, ovviamente, è il nostro essere gorilla con l'atomica, soggetti a tutte le regole di natura che ci sforziamo di negare, sentendoci vette evolutive, il massimo della creazione, e in questo l'essere creature sociali ci rende naturalmente pronti a ubbidire e uniformarci.
Eppure ci siamo evoluti un pochino, dovremmo essere in grado, grazie anche alla tecnologia e all'evoluzione sociale, di decidere consapevolmente. Basterebbe un piccolo cambiamento nelle abitudini per sgretolare il sistema e migliorare il mondo.
Al diavolo le grandi rivoluzioni e porcherie simili: la storia insegna che non servono a nulla, perché basta una guerra per rimettere tutto a posto e sovente sono preparate dai poteri forti. Nelle intenzioni dovrebbero cambiare la musica, in realtà si cambiano solo i musicisti.
Basterebbe che come abbiamo accettato molte convenzioni, le si rigettasse e si desse maggior ascolto al proprio io. Indirizzando i propri acquisti, scegliendo uno stile di vita, si può influenzare il mondo, anche senza avere grandi fortune da muovere, né numerosi contatti. Si tratta di non comprare prodotti dannosi o prodotti da aziende la cui morale urta la nostra; bisogna informarsi su cosa compriamo e su chi lo produce (è uno sbattimento, ma si parla di sistemare il mondo... comunque l'ampia varietà di scelta permette di ridurre il disagio).
Piccoli gesti semplici possono cambiare il piccolo angolo di mondo in cui viviamo e influenzare altri piccoli angoli di mondo. Piccoli gesti che lentamente cambino il mondo, basati tutti sulla consapevolezza. A poco servono le manifestazioni di oggi (legge bavaglio), se poi non si applica l'informazione.
Purtroppo la nostra è una specie sociale, incapace di uscire dal branco, pronta ad accettare le scelte calate dall'alto, che accetta senza fiatare tante di quelle inculate da far sorgere il dubbio he piaccia....
La crisi mondiale esiste perché noi abbiamo accettato il sistema bancario.
Per abbatterlo non serve sparare, non serve la rivoluzione: provate a spostare i soldi e vediamo cosa succede. Piccoli gesti cambiano il mondo.

Marco Drvso

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