domenica 3 aprile 2011

Le macchine del tempo

Come ho avuto modo di scrivere in passato, credo fermamente che l'universo ci parli e, talvolta, è anche logorroico. Essendo noi parte dell'universo, si può definire il tutto come una sorta di monologo interiore, che avviene nei modi più svariati. Uno di questi è la macchina del tempo.
Non mi riferisco a fantasiosi strumenti come quello descritto da H. G. Wells, il Tardis o una nota Delorean, ma a qualcosa di semplice che tutti noi abbiamo in casa: libri, dischi, registrazioni, cassette, etc. Strumenti che ci consentono di aprire finestre su un mondo che fu, permettendoci di interagire con quel passato, in ogni dove. Una interazione univoca, senza dubbio, ma di grande valore, per chi ha orecchie per ascoltare.
Piccoli Tardis che anziché trasportaci in lungo e in largo nel tempo e nello spazio, come avviene in Doctor Who, portano a noi quei luoghi, quei pensieri e quelle situazioni, nel momento in cui sono state congelate dalla registrazione.
In queste finestre del tempo sono raccolte informazioni di vario genere, ognuna importantissima a proprio modo, che aspettano solo di essere colte dalle giuste mani. Talvolta sono esplicite, talaltre sono criptiche, alcune sono nel profondo di chi le coglie. Espliciti sono ricette, schemi, racconti, come la vicenda di S. Poitier a cena da S. Tracey e K. Hepburn, che descriveva un mondo che stava finendo a favore di uno nuovo. Criptici, o per addetti ai lavori, sono ad esempio i riferimenti neoplatonici nelle opere di Botticelli. Esistono casi in cui l'occhio dell'osservatore riesce a cogliere qualcosa di sconosciuto anche all'autore, ad esempio: la bellezza di un tramonto vermiglio nella Londra di fine '800, in un quadro di W. Ashcroft, ci parla degli effetti climatici dell'eruzione del vulcano Krakatoa.
Di tutto, però, la cosa più importante è il soggetto cui giungono tali informazioni. Ogni epifania, illuminazione, ha bisogno di essere colta nel momento giusto, altrimenti non la si comprende o, peggio, si rischia di passare avanti, perdendo una buona occasione. Un antico adagio recita: quando l'allievo è pronto, giunge il maestro.
Esistono finestre "private", come le foto ingiallite dei nostri nonni, che ci raccontano piccole storie colme di significato, ma guardate in altro modo ci regalano spaccati di epoche passate, attraverso gli abiti, le espressioni, il panorama. Oppure una vecchia cartolina, un appunto dimenticato in giro (magari tra le pagine di un libro). Sovente, sono queste finestre private che regalano i suggerimenti migliori, che giungono al momento giusto, secondo il principio espresso all'inizio del post.
Porto un mio esempio personale. Ho sempre avuto il vizio di possedere agendine, taccuini e simili, su cui riportare tutto quello che mi capitava o passava per la mente e infarcirli di tutto (pezzi di carta, biglietti, etc), generalmente con utilizzo random. Ovvero, magari ne usavo uno per 6 mesi, poi, senza ragione, lo cambiavo con un altro, poi con un altro ancora e poi tornare al primo. In questo modo la cronologia era diffusa su più supporti e potevo ritrovarmi a leggere qualcosa scritto anni prima. Tante volte, mi sono trovato in mano la frase giusta, che tornava dal passato per aiutarmi. L'ultima volta, è stata qualche sera fa. Avevo riportato una frase di una mia amica; frase che è tornata nelle mie mani al momento giusto, permettendomi di osservare una certa situazione nel modo migliore.
Ne approfitto per ringraziare Flora delle sue belle parole e dei tanti consigli che mi ha donato, durante le lezioni di tango.

Diretta evoluzione di quei quaderni, è questo blog.
Questo supporto ha delle differenze profonde, rispetto al cartaceo. Innanzitutto è di pubblico dominio, quindi non è più una finestra privata, mi consente un accesso e una archiviazione più pratica e il ripescaggio dei post è deciso dal fato, che si palesa tramite quelli che il contatore chiama referer. Ammetto che essere condannato sentirmi riproporre tutti i giorni un certo post su un certo fiore blu, sta diventando seccante, soprattutto per come si sono poi evoluti gli eventi... Verrebbe da gridare "universo: usa altre parole, perché non capisco cosa tu mi stia dicendo!!!".
Concludendo, che siano opere di grandi personaggi, semplici appunti scritti su un biglietto dell'autobus o semplici post di uno scarsissimo blogger,  sono tutti momenti che sono stati incapsulati nel tempo, per essere ripresi successivamente, da sé o da altri. Piccole macchine del tempo pronte a riemergere dal passato, in un qualunque luogo e consegnare un messaggio, come una bottiglia gettata nell'oceano.


Marco Drvso

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao, anch'io ho sempre avuto il vizio di scribacchiare qua e là ''collezionando'' agendine..che poi puntualmente abbandono..o perdo..ma che poi ricompaiono al momento giusto, rievocando le mie perle di saggezza passata...E' bello rileggere un proprio pezzo di vita a distanza di tempo...

Drvso ha detto...

La cosa più interessante dei propri vecchi appunti è vedere come si è cambiati negli anni e come quel che pareva importantissimo, diventa inutile e quel che sembrava stupido diventa assoluto...
Grazie del bel commento