domenica 7 agosto 2011

Nervi scoperti

Negli antichi testi Giapponesi è narrata la vicenda del buon Nintoku Tennō (Tennō = imperatore), figlio di Ōjin Tennō (oggi venerato come il dio shintoista della guerra,  Hachiman). Sebbene certi racconti abbiano una forte connotazione fantastica (più bel Kojiki che nel Nihonshoki) e siano affetti da un vizio agiografico degno della più spinta tradizione cattolica, si può considerare che il fondo di verità sia solido, specialmente per quanto concerne i racconti degli imperatori in epoca storica. Della sua straordinaria vicenda umana, storia di un uomo saggio, umile e buono, c'è un passaggio che mi ha commosso e dovrebbe essere sempre tenuto a mente.
Si narra che un pomeriggio si fosse recato su una collina ed avesse ammirato la sua capitale. Subito notò l'assenza di fumo dai comignoli e si rese conto che il suo popolo era povero. La siccità di quell'anno aveva ridotto in ginocchio l'economia agricola del giovanissimo regno di Yamato (il primo nucleo di quello che sarebbe diventato il Giappone). Compresa la situazione, ordinò che per 2 anni non fosse richiesta alcuna tassa al popolo e che nessuno sarebbe stato tolto alla terra, per svolgere compiti per la corte e per i templi. Si narra che il palazzo imperiale attraversò un periodo di decadenza che non ebbe pari nella storia; per farla breve: pioveva dentro, attraverso un tetto malconcio e i membri della corte furono costretti a rifugiarsi nelle zone intatte e asciutte del palazzo. Dopo tre anni, quando dai comignoli tornò ad uscire il fumo, l'imperatore comprese che il popolo non era più alla fame e restaurò il sistema fiscale e fece sistemare il palazzo. Aveva condiviso la sofferenza con il suo popolo e non aveva gravato su di esso, in attesa di tempi migliori.
Mi rattristo quando constato che le azioni che dovrebbero essere la prassi di un governante, sono ricordate come gesti straordinari, perché nessun altro ha fatto quel che è giusto (la situazione di Nintoku Tennō analoga a quella di Luigi XVI, ma il primo è oggi venerato come grande uomo, l'altro si è giocato la testa).
Tentare un paragone tra le scelte di un imperatore assoluto, vissuto in epoca protostorica, a capo di un piccolo regno agricolo (sebbene da noi si stava consumando la fine dell'impero Romano, in Cina e in India si vivesse un forte fervore culturale e il medio oriente era ancora un laboratorio di culture e contatti tra mondi diversi, in Giappone non era ancora stata introdotta la scrittura) e le dinamiche di un mondo liberista e moderno, è quantomeno improbabile, però si può pescare dalla saggezza degli antichi e trarne lezione.
Sempre nella saggezza dei secoli, si può trovare l'antica usanza della remissione del debito, accennata nel post precedente. Premetto: trovo lecito il fatto che tra prestatore e prenditore sia previsto che il primo tragga un profitto dalla mobilitazione del proprio capitale e il secondo riconosca, oltre al saldo dell'ammontare prestato, una quota che vada a coprire il disturbo.  Ciò che trovo immorale è il prestito a usura che regge l'economia mondiale. Una cosa è riconoscere una quota per il disturbo e per il rischio legato al prestito del denaro, un'altra è la compravendita vergognosa di denaro.
Proprio per evitare tali pratiche, nel passato era prevista la remissione del debito, ogni 20-30 anni, che consisteva nel proverbiale "chi ha avuto, ha avuto; chi ha dato, ha dato", per evitare che l'indebitamento diventasse troppo oneroso e l'economia del paese ne risentisse. Il sistema attuale prevede che il disturbo sia calcolato su base temporale, con formule quantomeno fantasiose (per non dire criminali), con tassi che a mio avviso sono da usuraio. Un sistema basato sull'inestinguibilità del debito.
Sarò un caso che il mondo è in mano ai cravattari?
Questa situazione ha portato all'impoverimento del popolo, che in questi giorni sta iniziando a muoversi. Hanno iniziato in Argentina, qualche anno fa, poi si è passati alla Grecia (e a tutte Europa, sebbene se ne parli poco), al Magreb, ora tocca agli Stati Uniti ed è notizia di questa mattina delle manifestazioni in Israele.
Il popolo ha fame e loro ci rispondono che bisogna fare sacrifici per salvare un sistema malato, che ha sempre più l'aspetto di un corpo in stato vegetativo, mantenuto in vita dalle macchine. Un corpo ridotto così dall'assurda visione di una crescita infinita e da giochi economici che hanno creato denaro dal nulla, prelevando interessi da chi produce la vera ricchezza: lavoratori e imprenditori. Siamo stati messi in ginocchio da banchieri e manager che non producono, limitandosi  mobilitare denaro virtuale a spese nostre.
La storia insegna che la fame aguzza l'ingegno ed ora la gente comincia ad avere fame, quindi sta aprendo gli occhi. Non servono studi specifici per capire cosa sta succedendo e il sistema che si trova a monte. Basta leggere, informarsi e, quando ci si trova davanti a termini strani usare uno strumento ingiustamente sottovalutato: un vocabolario. A voler ben osservare, le leggi economiche, le dinamiche sociologiche, la fisica e tutte le altre discipline spesso utilizzano i medesimi principi, chiamati con nomi diversi. Principi che, a non essere proprio un becero testa di legno da 40 parole massimo, almeno una volta abbiamo incontrato. Persino il becero da 40 parole può arrivarci, utilizzando le sue conoscenze di calcio mercato.
Siamo ad una svolta epocale, ma sta a noi decidere dove andare. Possiamo salvare il sistema, instaurando un gioco di guerra perpetua, come ciò che sta accadendo, in cui "missioni di pace" si affiancano a terrorismo e distruzione puntiforme, utili a mantenere il pil di molti paesi, primo tra tutti gli USA. Possiamo scannarci tra noi, come sta già accadendo, per un tozzo di pane e lasciare che i cravattari continuino a lucrare su di noi. Possiamo fare una rivoluzione vecchio stampo, con tutti i pro e contro della questione. Possiamo fare tutto.
Personalmente auspico una rivoluzione culturale, un cambio di ideologia e sistema, perché solo così si può sperare di rimettere a posto la situazione e dare inizio ad un nuovo corso.
Informatevi, fatevi una cultura e usate la testa per formarvi una opinione: è la sola strada da seguire.

Marco Drvso

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