Riprendo in mano l'ultimo post che stavo scrivendo, prima del fattaccio di ieri. Ne approfitto per ringraziare tutti quelli che mi sostengono e i graditissimi commenti, soprattutto la cara Artemisia1984 che ha dato spazio nel suo blog alla questione.
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Ho lasciato passare un paio di giorni, facendo ciò che permette di essere, prima di vergare parole su quanto accaduto sabato a Roma. Io ero a Milano, ma ho seguito la storia in rete e sui giornali.
Ho scelto di dividere il post in due parti (non solo perché risulterebbe eccessivamente lungo), per distinguere le giuste ragioni della protesta dei manifestanti pacifici e la mia indignazione verso quegli stronzi che hanno sfasciato tutto.
Come sempre accade per simili eventi, ho attraversato le classiche frasi: sconcerto, curiosità, incazzatura, critica sterile, ricerca di uno stronzo cui dare la colpa e chiacchiere da bar del dopo partita. Non facciamo gli ipocriti: di ogni fatto rilevante se ne discute come come si farebbe per la partita. Si danno colpe, si propongono soluzioni del senno di poi e si diventa ottimi commissari tecnici, o ministri.
Il fatto, che ora tutti tendono a scordare, è una sacrosanta presa di posizione da parte della gente. Si scende in piazza per non pagare un debito che altri hanno fatto, per non salvare chi ha creato la crisi. Almeno così dicono gli slogan.
Tutto il macello, a partire dal debito pubblico (mi riferisco alla situazione italiana, ma credo che valga in ogni paese, con le naturali differenze), è qualcosa di ben più sudicio. Siamo in deficit, si tagliano fondi dove servono, per mantenere realtà allucinanti. Si parte dagli amici e parenti assunti ovunque, all'incredibile numero di primari nel pubblico e cliniche private convenzionate nel mezzogiorno, agli ospedali affaristi del nord (dalle notizie emerge che al sud si muore per l'incapacità dei medici e per la fatiscenza degli ospedali, mentre al nord si muore per i rimborsi regionali). Parlo di enti inutili che succhiano linfa al paese, di costruttori che deturpano l'ambiente e ottengono denari dallo stato e via discorrendo in una spirale di folli spese, cui nessuno ha mai dato un taglio. Diritti acquisiti dai soliti noti, che banchettano sulla nostra vita (compreso uno che ci ha scaricato sulle spalle la multa della sua televisione). Aggiungiamo le dinamiche a livello mondiale, come speculazione, guerra, arraffamento e sperpero delle risorse, etc, etc
Non concordo con chi ha le grandi ricette per salvare il mondo. Non penso che la qualità di un governante lo faccia il suo genere sessuale o la sua età e mi piacerebbe che si smettesse di parlare di categorie e si cominciasse a parlare di persone. L'unica età che contesto ai politici è quella della loro vita da parlamentare; sono un amante del mondo classico e credo che il sistema antico andasse bene: per qualche anno ti occupi della cosa pubblica, a spese della collettività (come è giusto), poi ti levi dalle scatole e torni a fare quel che facevi prima. Stesso ragionamento vale per i grandi burocrati e i capi delle aziende pubbliche: se sei bravo nel tuo lavoro e lo svolgi in maniera onesta, fai carriera, altrimenti fuori dai coglioni (non come accade sempre: più sono incapaci, più fanno carriera) e ti scordi la liquidazione.
La nostra storia è piena di situazioni talmente paradossali da risultare comiche, se non fossero costate migliaia di vite. I morti per la ricchezza di pochi, ad esempio il Vajont, i morti per giochi politici (Ustica e stragi varie), i morti causati dagli amici messi nei posti sbagliati (sanità, opere pubbliche, etc), ai morti per la miopia o la connivenza delle istituzioni (lavoro), morti per l'uso sconsiderato dell'ambiente, i morti per la mancanza di un serio sistema di stato sociale e assistenza ai bisognosi (assistenza che, spesso, va a chi ha amici potenti e nessun bisogno) e via lungo una interminabile scia di sangue. Casi in cui i morti non ci sono stati, ma la gravità è altrettanto forte, in cui le risorse pubbliche sono state gettate al vento. In quei disastri, tra i colpevoli ci sono uomini, donne, giovani e anziani: la gentaglia non ha sesso né età.
Ora che si parla di tagli e sviluppo a costo zero, rido per non urlare. Sistemando seriamente i conti dello stato: eliminando le spese realmente inutili (tipo un sito del turismo costato 15milioni; euro più euro meno), le baby pensioni e le pensioni d'oro (io sono un libero professionista, pago l'ira di dio di inps e avrò la minima; certa gente per aver presieduto una commissione o simili, per qualche mese, intasca a 50 anni delle pensioni che fanno girare la testa, oltre che i coglioni), enti doppi e tripli, snellendo le pratiche della sanità, soprattutto controllando le liste d'attesa gonfiate, etc, etc, uscirebbero i soldi per costruire le infrastrutture necessarie per un paese moderno. Con "infrastrutture necessarie" intendo tratte ferroviarie per i pendolari che siano funzionanti e capillari, autobus, metropolitane, internet veloce, strade asfaltate bene, etc, non intendo stronzate faraoniche di nessuna utilità tipo il tav, il ponte sullo stretto e altre regalie ai soliti noti. Ultimo punto: l'evasione fiscale. Non toccano i grandi evasori, ma si fanno belli con i dati sul recupero dell'evasione, calcolati su multe non pagate, ritardi di pagamento o sviste del contribuente (roba da pochi euro), su cui quegli sciacalli di equitalia si accaniscono come pazzi, chiedendo più volte il dovuto, anche se è stato già pagato e tocca al contribuente l'onere della prova (ammesso che la accettino).
Considerato quanto sopra, capisco e condivido l'indignazione dei molti che erano a Roma e appoggio il loro giusto risentimento, sebbene non creda nella piazza. I cortei servono a poco o niente, sarebbe meglio mettere in piedi azioni mirate e non violente, che possono dare risultati maggiori.
Si potrebbe, ad esempio, sedersi tutti a cazzeggiare per 24 ore: in un attimo si risolverebbe tutto, perché sarebbe la paralisi del sistema economico. Fare azioni di consumo consapevole su larga scala, mettendo in ginocchio le aziende che si comportano male (es: chi ci fa mangiare merda, le compagnie assicurative, i petrolieri, le banche, etc). Azioni da organizzare bene e diffondere.
Cito un esempio di cosa non fare. Spesso si parla di fare lo sciopero della benzine e non comprarla un determinato giorno: l'azione avrebbe senso se quel giorno si lasciasse a casa la macchina, altrimenti il mancato introito di quel giorno, viene recuperato il giorno successivo. Non si fa sciopero non comprando la benzina: lo si fa non consumandola.
Quel che mi preoccupa, della questione indignati, è un dettaglio che ho percepito parlando con le persone, ascoltando interviste e scartabellando nei media: in molti si stanno facendo muovere da slogan e idee, accettati in maniera acritica. C'è gente indignata che non capisce il perché lo sia, ma lo è. Non sto dicendo di aver capito tutto del mondo, ma affermo che larga parte della popolazione stia acquisendo idee non proprie, senza prendere la briga di porsi delle domande e fare delle ricerche sull'oggetto del contendere.
Questo è quel che mi preoccupa, più d'ogni altra cosa: la scarsa consapevolezza di molti. Ignoranza che potrebbe essere più dannosa del male stesso e che potrebbe essere d'aiuto alle manovre di chi sta affossando il mondo.
Marco Drvso
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