domenica 9 aprile 2023

Scheggia impazzita cercasi

"Scegliete la vita" così inizia il monologo che introduce le vicende di Trainspotting, sulle note di Lust for life di Iggy Pop (pezzo non scelto a caso).Un lungo snocciolare le priorità della gente per bene, in tono polemico, che culmina con due passaggi fondamentali, uno alto, seguito da una caduta. Mark sceglie di non scegliere, conscio della vacuità di quanto descritto, poi scade aggiungendo che lui ha l'eroina. Praticamente, combatte il superfluo, con il superfluo, cadendo in pieno nel gioco che critica. Il maxi televisore del cazzo è un procurarsi piacere vacuo, tanto quanto spararsi merda in vena.
Il mondo fa schifo e la gente scappa o crede di farlo, perché sono stati inculcati in loro idee distorte, tipo che questo è il solo mondo possibile (non mi riferisco al Pianeta, ma la sistema). C'è chi lo fa omologandosi, in modo da svanire nella massa (che sia il grigio burocrate, il rumoroso woke, il fervente credente, religioso o politico poco cambia o altro, sono tutti omologati), chi si omologa in modo meno visibile, autodistruggendosi, chi prova a cercare un altrove, fisico o onirico (dalla scrittura alla bulimia di serie tv), altra omologazione e chi impazzisce. Se penso alla generazione dei miei nonni che ha preferito il fuoco alla fuga, vien da dire che siamo un mondo di mezze seghe. Se all'epoca avessero avuto questa idea della fuga in cerca della felicità, il mondo parlerebbe tedesco.
Non contesto la ricerca del piacere, di cui anche il superfluo fa parte, è parte della nostra natura ed è una pulsione che va saputa accettare e soddisfare, entro certi limiti (il super ego non fa solo danni). Anche il desiderio di evasione è lecito e giusto. L'arte, l'amore, la scrittura, la ricerca, etc, sono figlie del desiderio di evadere e della ricerca del piacere.
Cercare la propria via fuori dalle gabbie dovrebbe essere l'istinto di ogni anima, ma spesso scade nell’omologazione. Viviamo nella società che ha totalmente sterilizzato l'evasione e il dissenso, sfruttando la leva del piacere immediato, elevato ad obiettivo primario, per creare gabbie invisibili, le cui sbarre sono più resistenti di quelle di un regime dichiarato. Ubriachi di superfluo, perdiamo di vista l'essenziale e svendiamo il nostro tempo, sprecando più di metà della giornata nel lavoro (calcolo anche i tempi di movimento) per procurarci il piacere di un bene o un servizio, che dopo pochi istanti svanisce e ripiomba l'individuo nella frustrazione, però si risparmia sulla salute, il cibo di qualità, etc. Si spende il proprio tempo libero dietro ai piaceri imposti dalla pubblicità, in modo da non smettere mai di essere l'ingranaggio produttivo che si era al lavoro. Persino il piacere poetico, che unisce estetica e filosofia, del perdersi nella caducità dei fiori sugli alberi in primavera è diventato commercio. Ho visto con questi occhi persone che si inebriavano delle immagini dei ciliegi di Osaka (obiettivamente stupendi), ignorando lo stesso spettacolo offerto dal pero nel giardino di casa. Lo hanami da uno schermo, con musica scelta da altri e intervalli pubblicitari, è l'antitesi del concetto stesso. Hanno lavorato, quindi venduto il proprio tempo, per comprarsi il telefono, pagare un abbonamento e spendere tempo per cercare il filmato e guardarlo, perdendo tutta la magia del momento, ignorando, più o meno scientemente, altre rosacee che fanno la stessa cosa. Il loro naso non ha assaporato i sentori della natura, la loro pelle non è stata né carezzata dal vento, né toccata dai petali, i loro occhi non hanno colto le sfumature di colore che il Sole e le nuvole donano a quei petali e non hanno colto il senso meravigliosamente struggente del momento. Praticamente, si sono fatti una sega frugale su un porno e non hanno neanche capito il concetto.
Per assurdo, queste sono le persone normali, nel senso della massa omologata che rappresenta la maggioranza della popolazione. Una maggioranza variegata in termini di fenotipo, ideologia, visione del mondo, etc, che potrebbe trarre in inganno, mostrandosi come un florilegio di individualità diverse, ma se osservate bene: tutti soggetti omologati nella casella sociale di appartenenza, dell'enorme catalogo dell'umano omologato.
Ingranaggi di un meccanismo che avanza per inerzia, sostenuto dalla convinzione che non vi sia altra possibilità, in cui le persone si annullano, donando il proprio tempo lavorativo e libero, convinte di farlo per scelta.
Ora sorge la domanda: se tutto risponde a degli schemi precisi, in parte dettati dalla biologia e in parte dettati dalla società che cerca di mantenere uno status quo, le cui forme erano già presenti nel mondo antico e sono state affinate nei secoli e negli ultimi decenni, grazie anche allo sviluppo tecnologico, portate alle estreme conseguenze, significa che anche le schegge impazzite hanno una parte nel sistema?
Cercando nella letteratura, nella mitologia e nel cinema, la risposta è sì. Winston, in 1984, scopre che il non allineato serve al sistema per ribadire la propria forza, portandolo all’annientamento. Neo, in Matrix, scopre che la funzione dell’eletto è di salvaguardare Matrix, perché senza quella piccola interferenza il programma si bloccherebbe. Satana e Giuda sono fondamentali per la realizzazione del disegno biblico. Lo stesso Loki, come ho scritto nel post precedente, è la scheggia impazzita che fa funzionare il mondo.
Così si giunge alla domanda successiva: non c’è speranza di liberarsi da questa costrizione? Abbiamo stretto un inutile patto col Daimon, prima di bere l’acqua del fiume Lete, che non possiamo portare a compimento, per ritrovarci nel mondo delle idee a chiederci cosa sia servito il transito terreno?

Forse!

Non amo le vane speranze, conosco la sensazione dello sbattere il muso contro la dura realtà, però tra le pochissime certezze che ho, c’è quella dell’impermanenza. Tutto è destinato a finire e mutare in altro. Siamo in quella fase dell’anno che rappresenta il passaggio, descritta da una immensità di miti (Persefone, Dioniso, Orfeo, Osiride, etc), lo stesso termine pesach, da cui deriva pasqua, indica il passaggio. È la primavera, stagione in cui la natura rinasce, dopo la rinascita del Sole. Un balletto di cicli di morte e rinascita che accompagna l’universo dalla sua formazione. La scheggia impazzita può essere il Neo che resetta Matrix, ma può essere il Loki che fa iniziare il mondo nuovo, non più quello guerriero nato dall’omicidio di Ymir da parte di Odino, ma qualcosa di nuovo, che parte dalla rinascita del magnifico Baldr.

Immagino che si possa uscire dalle dinamiche del superfluo che hanno generato il capitalismo che sta distruggendo noi e il Pianeta, attraverso la presa di coscienza della nostra mortalità e della necessità di non sprecare tutto, inseguendo il sogno dei folli che dominano la nostra stanca civiltà. Creare un mondo che abbia un senso, in cui le persone possano raggiungere quella piena felicità e realizzazione che gli elleni chiamavano eudaimonia.
Non ho idea di come farlo, sia chiaro, non sono io la scheggia impazzita, ma ho idea su quale debba essere il primo passo: fermarsi, capire la propria rabbia, superarla e capire la propria gioia. La gente rabbiosa non cambia il mondo, fa solo rivolte e rivoluzioni, che puntualmente finiscono nel sangue e nella restaurazione. Il cambiamento deve essere forte, saldo, un imperativo categorico, ma non deve essere guidato dalla rabbia e non deve essere violento.
Io sogno un risveglio delle coscienze. La nascita di un nuovo sistema (è inevitabile, i più anelano un sistema) che ponga al centro un individuo consapevole di essere parte di una comunità, che a sua volta è parte integrante di un tutto. Questa è la mia speranza, il forse che ho scritto prima.
Non sempre la luce in fondo al tunnel è il treno che sta per travolgerci.


Marco Drvso

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