"Scegliete la vita" così inizia il monologo che introduce
le vicende di Trainspotting, sulle note di Lust for life di Iggy Pop
(pezzo non scelto a caso).Un
lungo snocciolare le priorità della gente per bene, in tono
polemico, che culmina con due passaggi fondamentali, uno alto,
seguito da una caduta. Mark sceglie di non scegliere, conscio della
vacuità di quanto descritto, poi scade aggiungendo che lui ha
l'eroina. Praticamente, combatte il superfluo, con il superfluo,
cadendo in pieno nel gioco che critica. Il maxi televisore del cazzo
è un procurarsi piacere vacuo, tanto quanto spararsi merda in vena.
Il
mondo fa schifo e la gente scappa o crede di farlo, perché sono
stati inculcati in loro idee distorte, tipo che questo è il solo
mondo possibile (non mi riferisco al Pianeta, ma la sistema). C'è
chi lo fa omologandosi, in modo da svanire nella massa (che sia il
grigio burocrate, il rumoroso woke, il fervente credente, religioso o
politico poco cambia o altro, sono tutti omologati), chi si omologa
in modo meno visibile, autodistruggendosi, chi prova a cercare un
altrove, fisico o onirico (dalla scrittura alla bulimia di serie tv),
altra omologazione e chi impazzisce. Se penso alla generazione dei
miei nonni che ha preferito il fuoco alla fuga, vien da dire che
siamo un mondo di mezze seghe. Se all'epoca avessero avuto questa
idea della fuga in cerca della felicità, il mondo parlerebbe
tedesco.
Non
contesto la ricerca del piacere, di cui anche il superfluo fa parte,
è parte della nostra natura ed è una pulsione che va saputa
accettare e soddisfare, entro certi limiti (il super ego non fa solo
danni). Anche il desiderio di evasione è lecito e giusto. L'arte,
l'amore, la scrittura, la ricerca, etc, sono figlie del desiderio di
evadere e della ricerca del piacere.
Cercare
la propria via fuori dalle gabbie dovrebbe essere l'istinto di ogni
anima, ma spesso scade nell’omologazione. Viviamo nella società
che ha totalmente sterilizzato l'evasione e il dissenso, sfruttando
la leva del piacere immediato, elevato ad obiettivo primario, per
creare gabbie invisibili, le cui sbarre sono più resistenti di
quelle di un regime dichiarato. Ubriachi di superfluo, perdiamo di
vista l'essenziale e svendiamo il nostro tempo, sprecando più di
metà della giornata nel lavoro (calcolo anche i tempi di movimento)
per procurarci il piacere di un bene o un servizio, che dopo pochi
istanti svanisce e ripiomba l'individuo nella frustrazione, però si
risparmia sulla salute, il cibo di qualità, etc. Si spende il
proprio tempo libero dietro ai piaceri imposti dalla pubblicità, in
modo da non smettere mai di essere l'ingranaggio produttivo che si
era al lavoro. Persino il piacere poetico, che unisce estetica e
filosofia, del perdersi nella caducità dei fiori sugli alberi in
primavera è diventato commercio. Ho visto con questi occhi persone
che si inebriavano delle immagini dei ciliegi di Osaka
(obiettivamente stupendi), ignorando lo stesso spettacolo offerto dal
pero nel giardino di casa. Lo hanami da uno schermo, con musica
scelta da altri e intervalli pubblicitari, è l'antitesi del concetto
stesso. Hanno lavorato, quindi venduto il proprio tempo, per
comprarsi il telefono, pagare un abbonamento e spendere tempo per
cercare il filmato e guardarlo, perdendo tutta la magia del momento,
ignorando, più o meno scientemente, altre rosacee che fanno la
stessa cosa. Il loro naso non ha assaporato i sentori della natura,
la loro pelle non è stata né carezzata dal vento, né toccata dai
petali, i loro occhi non hanno colto le sfumature di colore che il
Sole e le nuvole donano a quei petali e non hanno colto il senso
meravigliosamente struggente del momento. Praticamente, si sono fatti
una sega frugale su un porno e non hanno neanche capito il concetto.
Per
assurdo, queste sono le persone normali, nel senso della massa
omologata che rappresenta la maggioranza della popolazione. Una
maggioranza variegata in termini di fenotipo, ideologia, visione del
mondo, etc, che potrebbe trarre in inganno, mostrandosi come un
florilegio di individualità diverse, ma se osservate bene: tutti
soggetti omologati nella casella sociale di appartenenza, dell'enorme
catalogo dell'umano omologato.
Ingranaggi
di un meccanismo che avanza per inerzia, sostenuto dalla convinzione
che non vi sia altra possibilità, in cui le persone si annullano,
donando il proprio tempo lavorativo e libero, convinte di farlo per
scelta.
Ora
sorge la domanda: se tutto risponde a degli schemi precisi, in parte
dettati dalla biologia e in parte dettati dalla società che cerca di
mantenere uno status quo, le cui forme erano già presenti nel mondo
antico e sono state affinate nei secoli e negli ultimi decenni,
grazie anche allo sviluppo tecnologico, portate alle estreme
conseguenze, significa che anche le schegge impazzite hanno una parte
nel sistema?
Cercando
nella letteratura, nella mitologia e nel cinema, la risposta è sì.
Winston, in 1984, scopre che il non allineato serve al sistema per
ribadire la propria forza, portandolo all’annientamento. Neo, in
Matrix, scopre che la funzione dell’eletto è di salvaguardare
Matrix, perché senza quella piccola interferenza il programma si
bloccherebbe. Satana e Giuda sono fondamentali per la realizzazione
del disegno biblico. Lo stesso Loki, come ho scritto nel post
precedente, è la scheggia impazzita che fa funzionare il mondo.
Così
si giunge alla domanda successiva: non c’è speranza di liberarsi
da questa costrizione? Abbiamo stretto un inutile patto col Daimon,
prima di bere l’acqua del fiume Lete, che non possiamo portare a
compimento, per ritrovarci nel mondo delle idee a chiederci cosa sia
servito il transito terreno?
Forse!
Non amo
le vane speranze, conosco la sensazione dello sbattere il muso contro
la dura realtà, però tra le pochissime certezze che ho, c’è
quella dell’impermanenza. Tutto è destinato a finire e mutare in
altro. Siamo in quella fase dell’anno che rappresenta il passaggio,
descritta da una immensità di miti (Persefone, Dioniso, Orfeo,
Osiride, etc), lo stesso termine pesach, da cui deriva pasqua, indica
il passaggio. È la primavera, stagione in cui la natura rinasce,
dopo la rinascita del Sole. Un balletto di cicli di morte e rinascita
che accompagna l’universo dalla sua formazione. La scheggia
impazzita può essere il Neo che resetta Matrix, ma può essere il
Loki che fa iniziare il mondo nuovo, non più quello guerriero nato
dall’omicidio di Ymir da parte di Odino, ma qualcosa di nuovo, che
parte dalla rinascita del magnifico Baldr.
Immagino
che si possa uscire dalle dinamiche del superfluo che hanno generato
il capitalismo che sta distruggendo noi e il Pianeta, attraverso la
presa di coscienza della nostra mortalità e della necessità di non
sprecare tutto, inseguendo il sogno dei folli che dominano la nostra
stanca civiltà. Creare un mondo che abbia un senso, in cui le
persone possano raggiungere quella piena felicità e realizzazione
che gli elleni chiamavano eudaimonia.
Non ho
idea di come farlo, sia chiaro, non sono io la scheggia impazzita, ma
ho idea su quale debba essere il primo passo: fermarsi, capire la
propria rabbia, superarla e capire la propria gioia. La gente
rabbiosa non cambia il mondo, fa solo rivolte e rivoluzioni, che
puntualmente finiscono nel sangue e nella restaurazione. Il
cambiamento deve essere forte, saldo, un imperativo categorico, ma
non deve essere guidato dalla rabbia e non deve essere violento.
Io
sogno un risveglio delle coscienze. La nascita di un nuovo sistema (è
inevitabile, i più anelano un sistema) che ponga al centro un
individuo consapevole di essere parte di una comunità, che a sua
volta è parte integrante di un tutto. Questa è la mia speranza, il
forse che ho scritto prima.
Non
sempre la luce in fondo al tunnel è il treno che sta per
travolgerci.
Marco
Drvso
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