venerdì 12 ottobre 2007

sono indignato!

La cronaca di oggi riporta due eventi colmi di razzismo e ipocrisia, su cui non si può tacere.
Il primo riguarda la risoluzione della commissione governativa americana sulla definizione di genocidio, in merito alla questione turco-armena. Non intendo perdermi in discussioni sterili sul fatto se gli americani possano o no giudicare un altro popolo (soprattutto per un reato che anche loro negano di aver commesso, nei confronti dei nativi americani). Mi domando come sia possibile che quel pazzo ubriacone del loro presidente possa minacciare il veto sulla risoluzione, negando l'evidenza storica.
Gli interessi americani sull'area sono moltissimi, basti pensare al diritto di sorvolo per giungere in Iraq. Questi interessi hanno fatto sì che si creasse una situazione paradossale nei confronti del popolo curdo: entro i confini irakeni sono povere vittime, in quelli turchi sono terroristi (boh!). Ora si inserisce la questione Armena. Su questo argomento, sarebbe meglio interpellare chi ne ha una cultura (Leonardo); io mi limito a questo ultimo fatto. La storia riporta la distruzione e deportazione di un popolo, in condizioni disumane. Un numero imprecisato di morti e scomparsi che hanno il diritto di veder riconosciuta la loro tragedia.
HO scoperto la questione armena alcuni anni fa, grazie ad un film francese con Omar Sharif che narrava la storia di una famiglia armena che trovò rifugio in Francia. Successivamente ho letto qualcosa ed ho appreso da chi ne sapeva di più. A mio avviso, ci sono gli estremi per includere quella vicenda tra i crimini contro l'umanità.
Comprendo il governo turco che nega (è risaputo che le carceri sono piene di innocenti....), non quello americano che tanto si vanta di esportare libertà, democrazia e giustizia (lo stesso pretesto usato da altri conquistatori), né quello "europeo". Non è accettabile che la verità storica sia imbavagliata per interessi campanilistici e nessuno dica niente (hei! Parlamenti Europei, c'è qualcuno in ascolto?). Questa negazione della storia è uno dei tanti motivi per cui mi oppongo all'ingresso della Turchia nell'Unione Europea... Qui mi fermo, onde divagare.
Il secondo evento che mi ha fatto rizzare i capelli che non ho, riguarda la sentenza con cui un giudice tedesco ha riconosciuto le attenuanti in un caso di segregazione, violenza sessuale privata e di gruppo, con annessa tortura perché l'imputato è sardo. Ma siamo diventati pazzi?
L'arretratezza sarda è un dato di fatto, ciò non implica che il popolo sardo sia composto da bestie. La Sardegna ha sfornato statisti, artisti, letterati e tanti altri personaggi di cui il nostro paese di fregia (tra cui 2 presidenti della repubblica). Indubbiamente ha prodotto anche personaggi dalla dubbia natura umana, ma questo vale per ogni popolo ed ogni luogo. Con quella sentenza umiliano il popolo sardo e, per estensione, tutto il popolo italiano (vorrei ricordare che l'Italia è, di fatto, il regno di Sardegna).
E gli inalienabili diritti umani dove li vogliamo mettere? Con questa sentenza si concede l'infibulazione, qualora chi la attua sia nato in paesi mussulmani e tante altre pratiche barbare, retaggio di tempi oscuri.
In entrambi i casi sopracitati si lede alla dignità di interi popoli per interesse politico e stupidità.
La settimana scorsa scrivevo dello sputnik, giocando ironicamente (spero si fosse capito) sulla civiltà della guerra fredda e sulla barbarie attuale. Devo ricredermi, quello che era uno scherzo, si sta dimostrando una crudele realtà. Dove stanno andando i valori di giustizia ed equità di cui noi occidentali ci vantiamo tanto? Possibile che essere sardo giustifichi lo stupro? Possibile che il dio denaro possa stabilire cosa sia un genocidio e cosa non lo sia?
Non ho risposta a queste domande, solo tanto disgusto per un mondo che cade sempre più in basso.
Marco

6 commenti:

Anonimo ha detto...

immagino che anche questo week sarai latitante vero?

Anonimo ha detto...

siamo in un mondo dove purtroppo(x te)vanno curate anche le pubbliche relazioni con gli "amici".
cosi facendo mio caro druso rischi di restare solo come un cane..sai uno lavora e tanto e questo lo fanno tutti e nn lo metto in dubbio...però una chiamata ogni tanto o un mex li puoi sempre mandare..nn penso che tu sia cosi oberato di lavoro da nn aver nemmeno il tempo di scrivere.
senti io ti ho detto come stanno le cose...se ritieni che il tuo comportamento sia giusto cosi....vai pure avanti cosi..senza di me però...vedi te

Anonimo ha detto...

..la penso esattamente come ale...
a dire il vero pensavo fosse una questione personale
(visto che , come dici, sono diventato un po stronzetto) e se fosse cosi faresti meglio a fartela passare dato che non hai ragione o ,almeno, sii chiaro e affrontami a chiare parole.
Lo sai che da un mese vivo solo?..e che molte cose in studio stanno cambiando?..ti senti particolarmente a tuo agio ad avere contatti col mondo solamente tramite questo blog?..e parlare di accessi e questioni armene ti riempie la vita?
personalmente dopo otto anni di amicizia il tuo comportamento mi delude alquanto.
Dado

Drvso ha detto...

Non è cattiveria, o altro. Ho 28 anni e devo costruirmi una posizione, non posso permettermi di andare avanti come ho sempre fatto. Per la cronaca, sto cercando di farmi una vita, investendo questi mesi in studio e lavoro. Non ho mai detto-scritto che non voglio uscire, ho scritto che non saprei quando organizzare (so giorno per giorno cosa dovrò fare. Ci si può sentire alla fine giornata, se sono a Milano si può fare).
Ieri sera sono uscito a bere con Ale, Silvia e Piero. Ho incontrato un mio cliente e sono rimasto un ora a discutere di fatturati e dei lavori per la prossima settimana. Sono nella situazione in cui ti eri trovato tu qualche tempo fa, in cui dormire era diventato un lusso. Sì, perdo 10 minuti della mia giornata a scrivere qualcosa sul blog, è una piccola valvola di sfogo per distrarmi un attimo, prima di rimettermi sotto.
Tu che ti sei trovato in una situazione analoga, pensavo potessi capirlo...
Come vivi da solo? che cazzo è successo? Se hai bisogno di fare 2 parole...

Anonimo ha detto...

Non sono esperto, come vorrei e vorresti, del Medz Yeghem (il Grande Male) al quale aggiungo, con numeri inferiori ma pur sempre significativi, i precedenti massacri di armeni, i massacri di greci pre e post 1922, di assiri e di siri (non è un gioco di parole). A dar fastidio stanno rimanendo solo i curdi, pardon i turchi di montagna.
A parte il gioco delle cifre, sempre ballerine quando in mano ai politici più o meno nazionalisti (e un po' ballerine anche in mano agli storici che cercano di valutarle: vedi un po' se riesci a capire quanti sono i milioni di ebrei morti nella Shoah, tre, sei?), il punto in questione secondo i turchi è la definizione di genocidio e su questo occorre intendersi. Sarò politicamente scorretto, ma sai che lo sono per abitudine pertanto non dovresti esserne turbato. Si usa e si abusa della parola genocidio (e di tante altre, ça va sans dire). Con genocidio si intende, dal 1948, "gli atti commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso". Partendo da questa definizione, i turchi si oppongono al riconoscimento di un "genocidio armeno" in quanto ritengono che non ci siano stati atti di sterminio intenzionale dell'etnia armena, ma che ci siano state molte vittime anche di etnia armena durante le ultime caotiche fasi del collasso dell'Impero Ottomano. Vale a dire che gli armeni non sono stati uccisi in quanto armeni ma in quanto si trovavano nel posto sbagliato, nel momento sbagliato, dalla parte politica sbagliata (ma qual era quella giusta?).
La questione, da questo punto di vista, ignora i massacri precedenti il collasso dell'impero, anche se il più numeroso è stato effettivamente quello del 1915. Volendo parlare di genocidio, compito degli storici è allora quello di chiarire sempre meglio che gli armeni, i greci, gli assiri, i siri sono stati massacrati in quanto tali.
La Shoah si inquadra perfettamente nella definizione di genocidio in quanto gli ebrei sono stati uccisi in quanto ebrei (geneticamente e non religiosamente).
E' stato innalzato recentemente il Holomodor del 1932 al rango di genocidio quando si è sostituita la classe contadina con la nazione/etnia (boh) ucraina, in quanto le classi sociali non rientrano nella definizione di genocidio (non sono un genos).
I non so quanti morti sotto il regime comunista cinese non sono vittima di genocidio in quanto non uccisi su base etnica/nazionale, a parte i membri del Falung Gong (religione) ma non sono ancora in quantità tale da parlare di genocidio.
Non si può parlare di genocidio in Cambogia, dove i khmer rossi hanno massacrato almeno un terzo (UN TERZO) della popolazione, in quanto paese etnicamente uniforme (non si parla di autogenocidio). Si parla eventualmente di genocidio per le minoranze etniche della Cambogia, ma sono una percentuale infima rispetto al totale dei morti.
Il genocidio nella regione dei Grandi Laghi (Rwanda e Burundi) si applica solo ai Tutsi (minoranza etnica) ma non agli Hutu.
E' da molti anni che si cercano definizioni alternative di genocidio, in genere a posteriori, cioè cercando di farvi rientrare eventi già avvenuti ma non considerabili come genocidio in base alla definizione di cui sopra.
Va infine ricordato che la pulizia etnica non è genocidio se avviene come cacciata di una popolazione da un territorio.
Come vedi, è brutto giocare con le parole in questi casi, ma occorre comunque usarle correttamente per districarsi nei bizantinismi delle (schifose) pagine della storia recente.
Aggiungo, peraltro, che non mi piacciono le leggi e i progetti di legge che definiscono come reato il non considerare genocidi certi eventi (vedi il caso Irving, ad esempio).
Venendo brevemente al caso sardo, la risposta più intrigante è stata data da Cossiga in una sua intervista sul Corriere (di venerdì scorso, se ricordo bene). Il principio che la legge sia uguale per tutti e non esistano regole diverse su base etnica è frutto della civiltà occidentale (e infatti non vale a tutt'oggi nelle altre civiltà). Ergo: o riteniamo la nostra civiltà superiore alle altre (inutile stracciarsi le vesti, la superiorità della propria civiltà è presente in ogni civilà che intenda avere un futuro; gli islamici si considerano superiori, idem i cinesi, ecc.) e quindi imponiamo questo principio perché lo riteniamo un principio giuridico superiore, oppure affermiamo che la nostra civiltà non è superiore alle altre e accettiamo che ognuno venga giudicato in base al proprio diritto (come avviene nel mondo islamico, e come avveniva nell'Europa medievale).

Anonimo ha detto...

Silenzio assordante. Impegnato o indignato?