martedì 20 novembre 2007

La fine delle illusioni (l'avvelenata)

Oggi ho preso una sofferta decisione: cambio mestiere!
Per anni, inseguendo il sogno di diventare un divulgatore (qualitativamente parlando credo di esserlo diventato; anche bravino...), ho perso tempo in un noto museo milanese. A lungo ho fatto finta di non vedere che razza di imbecilli lo gestiscono. Imbecilli la cui condotta è mirata alla distruzione della collezione, della dignità e di ogni velleità culturale di quel luogo.
Oggi la goccia che ha fatto traboccare il vaso: il programma per l'offerta al pubblico nelle festività natalizie. La cosa più deprimente, inutile, anticulturale e pacchiana cui ho avuto la sfortuna di assistere.
A quel posto devo molto, soprattutto a taluni colleghi/e da cui ho imparato tanto e sono diventati ottimi amici. Grazie all'esperienza museale ho conosciuto persone, al di fuori della struttura, la cui amicizia è fonte di vanto, per me.
Ho studiato ogni singolo pezzo della collezione, tentando di renderla più fruibile possibile e rendere le mie guide dei momenti di incontro e confronto con il pubblico. Ho osservato i mostri sacri ed ho tratto insegnamento. Alcuni nella recitazione, altri nell'esposizione, intrattenimento, linguaggio, impostazione, etc.
Ho ampliato di molto la mia scarsa cultura, affinché potessi reggere il confronto con ogni visitatore e fornire sempre l'informazione giusta, trascurando gli studi universitari (bel pirla che sono).
Ora tutto questo è destinato a finire. Sono stanco di lottare contro i mulini a vento. Non riesco più ad accettare persone che a malapena parlano italiano e si spacciano per esperti di comunicazione e scienza. Non voglio più sentir dire che l'operatore migliore è quello ignorante.
Un divulgatore non è un professore, ma deve possedere un bagaglio culturale simile, se non maggiore.
È deprimente vedere come la cultura sia sempre più mercificata.
Non sopporto più la visione di incapaci che entrano "nei giri giusti" e fanno carriera a danno della collettività.
Oggi, il visitatore medio di quel museo è rappresentato da famigliole che vanno a giocare. Le persone di cultura hanno abbandonato quel posto e si rivolgono a strutture migliori.
Vogliono che le carrozze cadano a pezzi? Sono contenti di vedere le navi e molti pezzi crollare sotto il peso dell'incuria? Godono nel vedere pezzi unici trasformati in giocattoli per rozzi personaggi, convinti che i loro 8€ gli garantiscano di fare ciò che vogliono? Si fregiano di creare allestimenti inadatti al bagno di un autogrill?
Con grande amarezza dico: cazzi loro!
Ho deciso di mettermi a "zero ore" (non chiudo il contratto per questioni di anzianità inps). Non voglio più essere loro complice.
Hanno preso una fabbrica di sogni, cultura, meraviglia e la hanno trasformata in un parco giochi di dubbia qualità.
Alcuni personaggi saranno felici di non vedermi più.

Spero di trovare un altro modo per continuare con il lavoro più bello del mondo.

Drvuso

ps
È una sensazione bruttissima, l'impatto con la dura realtà

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Nato bene sul modello del Deutsches, ha velleità ora di fare il science centre, che altro è dall'esser un museo.
Come insegna ogni trattato anche miserello di museologia, le attività di un museo sono:
1 - conservazione dell'oggetto;
2 - ricerca storico-scientifica/artistica/ecc. sullo stesso;
3 - esposizione dell'oggetto E della ricerca ad esso connessa.
Il "tuo" museo scarseggia nell'1, latita nel 2 e nel 3b, e s'affanna nel 3a.
Si inventino pure nuovi modelli di presentazione e comunicazione del prodotto. Le innovazioni positive sono le benvenute, restando il museo luogo di conservzione, studio, ricerca, e presentazione pubblica di cultura.
Questa è la realtà.

PS: so benissimo che c'è gente al "tuo" museo che lavora egregiamente.

Drvso ha detto...

non nego vi siano personaggi assolutamente preparati che lavorano egregiamente, purtroppo una minoranza, soprattutto in allestimento, conservatorato e servizi al pubblico (didattica, etc).
Quei pochi rischiano di fare delle sane figuracce a causa della grande schiera di imbecilli...

ps
"nell'avvelenata", per tradizione, si cita solo il negativo ;-)

Anonimo ha detto...

Credo che i savoia (con la s minuscola - usando la maiuscola per la regione francese) siano riusciti a unire l'Italia oggi, come mai riuscì loro in passato.