venerdì 12 settembre 2008

Vecchie e nuove storie

Costretto dal maltempo a lasciare la moto a casa, ho approfittato del tragitto in metrò per leggere il giornale. Come al solito, stendo un velo pietoso sull'atm e su quell'immane cazzata degli spruzzatori in metropolitana.
Ho trovato un bell'articolo su Repubblica (il giornale è nell'altra stanza, appena possibile aggiungerò l'autore, promesso --> Paolo Rumiz "Polo Nord" La Repubblica 12/09/08), riguardo al grande nord e la gente che vi ci vive.
Il pezzo partiva sulla storia di un cacciatore di balene eschimese che subito mi ha riportato alla mente i racconti di Hemingway. Per quanto possa trovare vergognosa e immorale la caccia alle balene, quel personaggio e la sua vicenda avevano un loro fascino. Non si parlava di quelle macellerie del mare giapponesi e norvegesi, ma di piccole comunità di nativi, legati alla loro terra ed alle loro tradizioni. Uomini considerati grandi cacciatori per aver abbattuto 30 balene in tutta la loro vita, a bordo di gusci di noce, in balia del mare; tutto sommato rientra nel naturale circolo della vita e nella piramide alimentare. Caccia per autoconsumo della comunità, niente da spartire con lo sfruttamento intensivo e la mattanza selvaggia.
I danni ambientali che possono fare piccole popolazioni che si muovono nel loro ambiente, lo rispettano e ne traggono nutrimento, sono paragonabili a quelli di un gruppo di orsi.
Questo nativo parlava dei cambiamenti climatici, tirando in ballo vecchie leggende. Discorsi che possono farci sorridere e pensare ad un mondo arretrato, prigioniero di credenze ancestrali, ma non è così. Dietro alla coltre di mistica mitologia, si nasconde la conoscenza atavica della propria terra. Quello scioglimento ciclico dei ghiacci, interpretata come legge degli dei, non è altro che l'alternanza glaciale-interglaciale che qualunque matricola di geologia conosce. Lo studentello lo impara a lezione dai professori, loro lo imparano nella lunga notte artica intorno al fuoco, ascoltando i racconti degli anziani.
Molte volte dietro al grido degli dei o la forza degli spiriti ci sono secoli di osservazioni della natura, spiegata in maniera semplice. Penso alle leggende degli spiriti dei boschi che abbandonano gli alberi e fanno crollare le montagne (tipico esempio di riattivazione di un fronte di frana, anticipato dal piegarsi degli alberi).
Ancora una volta, il grande nord ha saputo emozionarmi con le sue storie e il suo essere lontano da tutto. Un grande frigorifero in cui si sono conservati esempi unici di flora e fauna. La scatola del tempo in cui si è depositata l'umanità più vera: quella che si scalda intorno ad un solo fuoco, condivide il cibo e non comprende la follia del mondo civile.

Drvso

1 commento:

Anonimo ha detto...

e... Melville!