martedì 11 maggio 2010

Acqua

Ebbene sì, anche io ho le mie perversioni, di quelle che sfuggono all'umana comprensione e proiettano il malcapitato nel baratro del folle.
Io amo quelle situazioni di affollata follia, in cui voci e umori delle persone si mischiano in un ribollire malsano di degenerata quotidianità, dove individui di tutte le età condividono istanti di vita, in quello che potremmo definire pernicioso contatto: amo prendere i mezzi pubblici.
Sono arrivato al punto di non usare la macchina, per godere di questa mia passione nel farmi scarrozzare in giro, impiegando il tempo nello studio e, soprattutto, nell'osservare il mondo, senza la distrazione della guida.
Il passeggiare, mia altra folle passione, è più godibile di notte, nelle sue visioni.
Ammetto che tutto ciò è iniziato quando ero troppo timido per avvicinarmi al mondo e chiuso in me cercavo una finestra sul mondo.
Dal mezzo si osserva il mondo esterno senza essere notati e quello interno con la consapevolezza che il mondo non vuole contatti, il che mi pone nella posizione di osservatore privilegiato.
Sul mezzo, mentre va, sono ben attento a non instaurare alcuna forma di interazione, per non compromettere il risultato dell'osservazione della natura umana, nel vano tentativo di superare il principio di indeterminazione, ma il maledetto Heisenberg è sempre un passo avanti a me.
Sarà colpa delle troppe pagine scritte su vampiri e affini, ma provo un sadico piacere nel vedere il mondo con un dichiarato distacco, cercando di coglierne l'essenza per poterlo descrivere a parole o, magari, riproporre come immagine da processo fotografico.
Con un libro in mano ascolto i discorsi delle persone. Talvolta sono insensati, tal'altre sono geniali e rubo spunti di riflessione. Altre volte li osservo, cercandodi carpirne la silenziosa umanità. Ultimamente ho deciso di evitare ogni forma di giudizio, limitandomi alla pura osservazione e contestualizzazione in eventuali racconti, post o altro.
Si intende: tutto questo accade durante tragitti ordinari. Non spendo tempo a girare in città per osservare il mondo: sarebbe un pochino da maniaco....
Penso a esilaranti immagini da sabato sera sul 29 con la peggio gioventù, a visioni distorte della mattina sulla metropolitana, fino agli scenari apocalittici della 90 dopo mezzanotte. Provate a salire sulla 90, ascoltando musica classica, verso l'una, quando diventa l'albergo errante dei senza tetto, è una esperienza estetica fuori dell'ordinario.
Proprio osservando l'umanità, mentre andavo al corso, mi è caduto l'occhio sull'orribile televisore montato sul mezzo. Una videata sulle fragole, in cui si diceva "sono dietetiche! Contengono fino al 90% di acqua".
Trascuriamo il senso della frase e la grammatica discutibile.
La mia prima reazione è stata pensare "grazie al cazzo, tutta la biosfera è composta in larga parte d'acqua. Capitan ovvio ha colpito ancora!" e scuotendo il capo per disappunto verso l'infima qualità di certe notizie (il fatto che siano "offerte" non implica che debbano essere incomplete o scadenti), ho visto la gente sull'autobus: frammenti della biosfera.
In quel preciso istante ho avuto la percezione che io e tutti loro eravamo fatti d'acqua. Dal gruppo di vecchiette che sparava vaccate a nastro, alla famigliola sud americana che vociava fastidiosamente, ai tamarri che ascoltavano robaccia tramite il telefonino (senza avere la decenza di ficcarsi... un paio di cuffie), al signore che leggeva il giornale, fino all'autista, alla gente al di fuori del sistema bus e alla pioggia che cadeva: niente altro che acqua in movimento.
Tutti parte di una cosa sola: l'acqua del pianeta Terra.
Mi sono sentito un solo essere con tutte quelle persone che a lungo ho osservato con distacco, come un etologo guarda delle oche. Scoprivo di non aver fatto altro, per tanto tempo, che osservare me stesso, sparso per il mondo. A fatica ammisi che anche quei bimobominkia che ascoltavano robaccia erano parte di un tutto di cui io sono parte.
E così che, in un gelido pomeriggio di primavera, mandai in vacca ogni forma di razzismo, disprezzo e distacco verso le umane genti, perché compresi che eravamo tutti la stesa cosa, come lo sono gli oceani, i ghiacciai, i fiumi, i laghi, e il cubetto dentro al mio negroni: acqua sporca.
La stessa acqua sporca in contenitori diversi.

Marco Drvso

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