Uno, forse l'unico, lato positivo di questo periodo di merda, lavorativamente parlando, è l'abbondanza di tempo libero che mi permette di studiare il giapponese, completare la tesi (sarebbe un peccato gettare via geologia in vista del traguardo, malgrado non mi interessi più da tempo) e leggere. Questa mattina, ad esempio, ho approfittato della non richiesta vacanza per gustarmi un documentario su una delle mie passioni: la storia. Un bel programma che narrava del progresso tecnologico in campo bellico, riferito alla battaglia di Qadesh. Premesso che la qualità dei documentari, negli ultimi anni, ha preso una china discendente, questo è stato un raro esempio di qualità.
Ascoltando la cronaca della grande vittoria pirrica di Ramses II, tecnicamente un pareggio che ha dato i natali al primo trattato di pace (e alla più grande opera di propaganda della storia, in cui quel dritto del faraone millantò una vittoria inesistente, menandosela per tutta la vita), mi sono tornate alla memoria le narrazioni di altre epiche battaglie del passato. Poco dopo, disgraziatamente, ho visto il telegiornale.
Constatare che persino una delle attività centrali della storia umana sia stata sputtanata, è deprimente. Evitiamo moralismi inutili: la guerra è parte integrante della cultura umana. Larga parte dello sviluppo scientifico, tecnologico e sociale, nell'arco dell'intera storia umana, è legato alla guerra. È triste, demoralizzante, ma è la dura realtà, confutata dai racconti delle origini tramandati da ogni popolo: tutti narrano un omicidio e un tradimento.
Un tempo, almeno, era uno scontro tra eserciti, in cui le vittime civili erano una minoranza quasi trascurabile (meno del 10%). Eserciti in cui il condottiero si guadagnava la fama sul campo, rischiando come tutti. Si pensi a Thutmose III, detto il Bonaparte dell'antichità (non per l'altezza), che guidò la testa delle sue truppe in una delle battaglie più sanguinose della storia, talmente cruenta da ispirare il nome dell'apocalissi (la battaglia di Megiddo, da cui il termine armageddon). La storia ricorda Annibale, in prima fila a Canne, come Cesare lo fu ad Alesia, o la mia preferita: la marcia forzata cui si sottopose anche Napoleone nella battaglia di Austerlitz.
Ci si scannava tra omaccioni, lasciando in pace (salvo in caso di saccheggio o assedio) la gente; della serie: "senti bambino prendi il tuo pallone e vai a rompere i coglioni altrove, ché qui vorremmo lavorare". Nella guerra si rispettavano delle regole... Cosa assolutamente ipocrita, ma si giocava secondo un codice preciso: si sceglieva il campo di battaglia, possibilmente d'estate o in primavera per questioni climatiche, non si combatteva di notte e in quelle ore ci si occupava dei feriti, non si sparava assolutamente sui portaordini, alfieri e suonatori e non si ammazzava mail il re (se poi erano amici come spesso accadeva, la cosa era ben più risibile).
Oggi è una roba tra fighette strapagate da privati che si divertono a colpire obiettivi civili. Questi non sono più guerrieri: sono stronzi! Come i loro predecessori, pensano di essere ardimentosi e che conquistare e uccidere aggiunga centimetri al cazzo o grammi al seno, siccome la pratica ha da tempo valicato i confini di genere e, giocando d'anticipo, vi ricordo le 150 coppie (tutti uomini) che formavano il battaglione sacro tebano e quelle due pazze di Alessandro Magno e Leonida.
Qualcuno spieghi a 'sti pirla che indossare il manto rosso ad Alesia per rendersi visibile alle truppe e al nemico è un pochino diverso da giocare alla playstation a Washington... è dalla battaglia delle Ardenne che la guerra ha perso ogni ipocrita parvenza di serietà.
Una volta si andava per conquistare il mondo, portare civiltà, sistemare vecchie storie. Oggi raccontano che si va in guerra a portare la pace....
E mentre guardo quelli che lottano contro l'invasione nemica che fanno saltare in aria la propria gente, gli armatissimi esportatori di pace e tutta l'allegra compagnia, guardo in alto e dico: "sai che non sono mai stato un buon credente, ma supplico te che sei lassù: hanno sputtananto il sesso a suon di programmi, esperti inglesi ed educazione sessuale. Hanno mandato a troie la guerra e tutto ciò che hanno toccato. Io ti imploro: quando rovineranno anche la sana sega, distruggi questo mondo, perché non saremo degni di esistere. Ti prego, esaudisci questa supplica, Superman!".
Marco Drvso
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