Una volta a casa sua, una volta a casa mia, ho preso la sana abitudine di seguire, insieme alla mia tata, la trasmissione si Fazio e Saviano. Televisione garbata e intelligente che rende felici di pagare il canone e invoglia a spendere il proprio tempo davanti a quella che fu la scatola magica.
Fazio, con il tempo, potrebbe diventare il degno successore di Augias (televisivamente parlando) e Saviano, sebbene non sia il suo mestiere, sta dimostrando una piacevolissima capacità di oratore e divulgazione diretta; cosa rara per un giornalista e divulgatore da carta stampata. Loro, un quarantenne ed un mio coetaneo, stanno facendo qualcosa di assolutamente rivoluzionario: mostrano l'Italia di cui andare fieri, mostrandola come contro altare all'Italia deplorevole, che Saviano racconta nei suoi monologhi.
Non mostrano l'Italia deprimente della tv spazzatura, leggasi defilippi, d'urso (perché non usa un nome d'arte, quell'oca?), etc, neanche le macchiette di tanti programmi (anche interessanti) farciti della nostra ignobile classe politica, né quella inutile alla studio aperto. Mostrano una Italia che funziona e vuole cambiare le cose, senza scadere nella caciara pseudorivoluzionaria di Grillo (persona che stimo, sebbene non sempre concordi con parole e gesti), né nell'inutile discorrere radicalchic.
Sì, i lunghi monologhi di Saviano mostrano il peggio dell'azione delle mafie, però c'è sempre una radice di speranza e desiderio di rivalsa. Rivalsa che non richiede violenza, incazzature o urla, bensì la volontà di non fare il male e perseguire il bene comune. Smettere di avere paura, di essere ingordi e tornare ad usare le parole con il loro vero significato.
A quei monologhi divulgativi, si intercalano ospiti vari che leggono liste che danno molto da riflettere (salvo la pantomima esistenziale di maroni). In quelle liste che sono il pensiero dell'Italia vera, fatta di gente che rispetta il prossimo e lavora, c'è l'Italia che mi piace, quella che solo questa trasmissione sta mostrando.
Mi piace vedere le minoranze che si raccontano, senza scadere nel patetico, che leggono liste con tono pacato e con solo con la forza della propria dignità, reclamare il proprio angolo di mondo, senza mostrare muscoli, urlare né dare di matto.
Mi piace vedere la vera Italia, il mio paese, la mia gente.
Marco Drvso
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