giovedì 23 giugno 2011

Fondamenta

La conoscenza rende liberi: questo è uno dei pochissimi assiomi della mia vita.
Non credo che esistano conoscenze più nobili di altre. Ogni sapere ha la sua importanza ed ha un valore altissimo, nel miglioramento della vita e del mondo, ma senza delle basi adeguate, perde ogni potenza. Queste basi sono: la conoscenza della lingua,della matematica e della storia. Senza queste conoscenze, ogni altro sapere rasenta l'inutilità.
La lingua, innanzitutto. Se non si possiede la padronanza della propria lingua (preferibilmente di più di una), si è limitati in tutto. Non si può affrontare un discorso, non si può comprendere una informazione, diventa persino difficile raffrontarsi con gli altri. È sulle parole che la gente cade vittima dei raggiri.
Si può sopravvivere con un lessico ridottissimo, a patto di esistere all'interno di un gruppo sociale ristretto (anche intellettualmente), in cui, paradossalmente, nasce un nuovo linguaggio, però al di fuori di questo ambito, ci si trova come stranieri in terra straniera. Porto un esempio: l'altro giorno ho ascoltato, sull'autobus, una discussione tra comuni tamarretti di massimo diciassette anni. Stenderò un velo pietoso sull'uso dei verbi. Ad un certo punto, uno di loro ha usato il termine "ibrido" e subito è iniziata una diatriba, tra loro, sull'uso di "paroloni di cui non sai cosa vuol dire" (sic). I significati più gettonati sono stati: molliccio, schifoso, roba strana... Se fossi stato il loro insegnante di italiano, mi sarei suicidato. Guardandoli mi sono posto delle domande: "se dovessero firmare un contratto?", "cosa possono comprendere ascoltando un tg?" (nel caso remoto che lo facciano; non ho preso in considerazione l'assurda possibilità della comprensione di un testo scritto), "il giorno che si troveranno davanti qualcuno che gli spiegherà il lavoro?". Supponendo che abbiano anche delle grandi doti, e gli auguro di averne, che un giorno possano anche fare carriera: saranno sempre svantaggiati davanti al mondo. La schiavitù e figlia dell'ignoranza.
Non asserisco che sia necessaria una conoscenza totale della lingua, degna dei dotti della Crusca. A tutti capita di trovarsi dinnanzi ad un lemma sconosciuto, ad un dubbio sull'uso di una "i", alla scelta se usare o meno un accento (e qualcuno spieghi al correttore automatico che la coniugazione di "dare", prevede "dò" e "dà", anche se è ammessa la scrittura senza accento), qualche dubbio sulla coniugazione, ma almeno 500 parole sarebbero da conoscere, come base per la sopravvivenza.
Piccola noticilla acida: detesto l'uso improprio di termini inglesi che hanno un corrispettivo in italiano. Accetto linkare, postare, scannerizzare e tutti questi neologismi di derivazione inglese, ma quando sento frasi del tipo "ha accettato of course", mi incazzo.
Alla comprensione della lingua, segue la matematica. Anche in questo caso, non mi riferisco ad un uso accademico. Una persona può vivere tranquillamente senza saper calcolare un integrale triplo o dimostrare di trovarsi davanti ad un campo conservativo, tramite il calcolo delle derivate parziali. Quando parlo di matematica intendo qualcosa che trae forza dall'aritmetica e dalla geometria: la logica. La Matematica è cibo per la mente e sovente è utilizzata senza che ci si renda conto. Si pensi solo alla logica binaria del vero/falso. Studiare la matematica significa far funzionare il neurone e sviluppare le capacità logiche e deduttive, fondamentali per ogni apprendimento.
In teoria, queste sono le basi. Quando si ha un lessico appropriato, buona conoscenza del calcolo e la logica per utilizzare questi strumenti potentissimi, si può pensare di poter affrontare ogni sfida. Io, però, aggiungo sempre una terza cosa: la storia.
È impensabile andare avanti, senza sapere cosa c'è stato prima. Ho già espresso il mio pensiero sulla libertà e la necessità di sbagliare in questo post, ma era riferito all'errore privato, suggerendo di ascoltare chi è arrivato prima di noi. Solo la conoscenza della storia ci può permettere di comprendere il mondo intorno a noi, che altro non è che il risultato di una catena di eventi. Per evitare di ripetere gli errori del passato, è necessario conoscerli. Attualmente c'è la strana fissazione per le novità, il mondo nuovo, ma, in barba a tutto, gli errori sono sempre gli stessi. Nulla di nuovo sotto il Sole, sempre le stesse dinamiche che si ripetono, perché si tende a scordare il passato.

Riassumendo
La parola è il più potente atto creativo e molte scuole di pensiero riconoscono questo suo potere, riconoscendo la parola, o direttamente l'alfabeto, come archetipo della creazione. Non è casuale che "In principio era il verbo", la parola che ci ha permesso di dare inizio alla civiltà. Ovviamente, accetto tale concetto, solo nell'eccezione del "mondo umano", per il mondo naturale (l'universo, per intenderci) mi rivolgo alla fisica (figlia prediletta della matematica). In quasi tutti i miti, la prima cosa che fece l'uomo fu dare un nome alle cose.
La matematica ci consente di quantificare il mondo e comprenderlo.
La storia dà senso al presente.


Marco Drvso

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Giustissimo! Mi capita spesso, sull'autobus, di ascoltare discorsi che...avrei preferito non sentire...
Comunque ,anche la mia conoscenza della lingua non è perfetta, e mi trovo costretta ad ammettere che il mio italiano si è '' imbastardito'' proprio all'università. Seguire le lezioni in aule da 200 persone, sicuramente non favorisce l'interazione con il docente. Silenziosi, muti, per mesi a seguire i corsi...a parlare solo con i colleghi, con i quali spesso e purtroppo, il rapporto informale spinge a inserire nel discorso termini dialettali.
Un'ultima cosa... ''la conoscenza rende liberi'', in parte...nel senso che rende autonomi, indipendenti...ma rende anche schiavi... Porta ad una sete di sapere , che non si riesce a spegnere..a porci domande che difficilmente avranno risposta e a convivere con questi punti interrogativi. Abbiamo già discusso anche di questo in altri post, ma a volte penso..beata ignoranza! Poter vivere solo delle piccole cose , senza dover per forza cercare un perchè a tutto come mi trovo spesso a fare...

Drvso ha detto...

Purtroppo, mi tocca ammettere che tra come scrivo e come parlo c'è una notevole differenza...
L'uso di espressioni dialettali non è deprecabile, anzi, stai salvando una parte della cultura nazionale. quel che conta è conoscere le parole ed avere l'onestà intellettuale di aprire un vocabolario, quando si è nel dubbio.
Se dovessi scegliere tra la schiavitù dell'ignoranza e la sete assennata di conoscenze, scelgo la seconda. meglio schiavo di una passione che di altre persone. Anche se... talvolta invidio certi gradi della beata ignoranza.