giovedì 15 settembre 2011

Libero arbitrio e coscienza

Nel migliore dei mondi possibili, non esisterebbero polizia e magistratura, perché basterebbe l'etica e il vivere civile, ma il nostro non è il massimo, quindi per sopperire alle mancanze umane, servono enti preposti alla gestione della legge (che nel migliore dei mondi possibili sarebbe giusta ed equa).
L'umanità è stretta tra due fuochi: il libero arbitrio e la legge. Il primo è la nostra garanzia di libertà, limitata solo dalla nostra coscienza e dal buonsenso, il secondo è la garanzia che tutti rispettino la nostra libertà, mediante una piccola cessione della stessa.
Io non appoggio nessuna delle due visioni sulla natura umana. Per me l'essere umano non è né naturalmente buono, né naturalmente cattivo, semplicemente è un essere che ha ancora nel suo retaggio ancestrale degli istinti di sopravvivenza e sopraffazione molto forti, ma cerca, a modo suo, di evolvere verso l'essere superiore che millanta di essere.
Ammettiamolo: il bene e il male non sono concetti universalmente omogenei, bensì dipendono dall'epoca e dalla cultura che li analizza. A tal proposito, rimando a questo vecchio post. In questa trattazione, però, vorrei sorvolare sulla questione della pubblica morale, della legge e della giustizia e concentrarmi sul libero arbitrio.
Ogni nostra scelta, dal semplice bivio, al colore dei calzini, fino a scelte più importanti con possibili conseguenze, anche gravi, è influenzata dal momento, dal contesto culturale, dai trascorsi, etc, ma non possiamo trovare altri "colpevoli" che noi stessi, perché, alla fine, a noi spetta la scelta. Si possono cercare capri espiatori, spinte esterne, ma il senso non cambia.
Tra le poche eccezioni a questo ragionamento, cito i bambini soldato dell'Africa sub-sahariana. I loro morti non sono da accreditargli, perché sono stati cresciuti con l'idea che il solo mondo è la guerra e che uccidere sia l'unico modo di sopravvivere, da quando prendono in mano il primo fucile, a 5 anni. Se loro sono scusati, non lo sono i potenti d'Europa, America e Cina, che sfruttano e alimentano quelle situazioni per profitto personale.
Il libero arbitrio ha come freno e regolatore (o dovrebbe avere) la coscienza: lo specchio dell'anima, il solo giudice delle nostre azioni, la voce dentro di noi che ci dice se abbiamo sbagliato. Il problema è che esistono persone che si lacerano dentro perché hanno sbagliato a calcolare un resto e persone che si sentono nel giusto, quando mandano il mondo a rotoli.
Ho visto persone così prese dal potere, da non rendersi conto di essere più schiavi dei propri schiavi. Verso di loro, verso chi ha ordinato stragi, sofferenza, persecuzione e vie discorrendo, provo, per assurdo, una grande pena, perché, pur non credendo nei concetti assoluti di male e bene, ritengo che abbiano compiuto azioni infami, perché non hanno una coscienza o ne hanno una talmente corrotta da non rendersi conto che quel che fanno è in contrasto con le leggi universali di armonia e benevolenza. Hanno venduto la loro possibilità di svilupparsi verso un grande ideale, in cambio di illusioni. Si credono nel giusto, ma si macchiano d'infamia e infettano tanti altri, che imitano, nel loro piccolo, certi infami atteggiamenti.
Forse ho torto io. Io che non sono certamente un santo, ma ci provo a fare qualcosa, nel mio piccolo e mi domando: come fanno a guardarsi allo specchio e riposare sereni, sui loro troni di sangue?

Marco Drvso

1 commento:

Anonimo ha detto...

Odio scegliere! Odio la fase riflessiva ..quando sei al punto cruciale della situazione, e non sai cosa fare.. Una volta fatta la scelta,ok..non rimugino più di tanto sulla scelta, se ho sbagliato penso solo a come fare per rimediare.
Per quanto mi riguarda, la legge potrebbe non esistere...se non commetto un reato, non lo faccio per le pene..ma per coscienza. La notte voglio dormire, nella consapevolezza di non avere pesi.