domenica 27 novembre 2011

La rivoluzione allo specchio

Voglio essere buono e pensare che quelli dotati di cervello siano troppo indottrinati dalle idee pseudoliberiste che attanagliano il mondo e gli altri siano affetti da idiozia galoppante (o ingordigia), quando leggo delle ricette proposte per "salvare l'Europa" dalla crisi economica. Ricette che sembrano di più un gioco al massacro, atto a distruggere il tessuto sociale e impoverire i paesi, a beneficio di non si sa bene chi. Talvolta verrebbe da pensare male.
Le ricette sono sempre le stesse: aumentare le imposte, ridurre gli stipendi, mettere nuove tasse. Il tutto senza una reale politica di rilancio dell'occupazione, della riduzione degli sprechi e diffusione della legalità.
Qualche esempio, veloce, veloce.
Si taglia sulla sanità, perché i costi sono troppo elevati per essere sostenuti, senza andare alla radice del problema. Per risparmiare miliardi della spesa sanitaria, aumentando i posti di lavoro e migliorando le strutture, sarebbe sufficiente mettere a revisione i libri contabili delle asl. Gli scandali degli ultimi 20 anni parlano chiaro: c'è gente che si arricchisce gonfiando le fatture (vedi gli ultimi fatti di cronaca), inventandosi rimborsi (vedi scandalo dei rimborsi alle cliniche private in Lombardia), assumendo personale di nomina politica (utile solo a rubare lo stipendio), mantenendo strutture con una quantità improponibile di primari imparentati con le persone giuste (vedi certi ospedali in meridione in cui sono tutti primari e la gente muore ad un ritmo inquietante), finanziando strutture in mano a personaggi abilissimi in finanza creativa (vedi un notissimo ospedale di Milano). A voler mettere mano a queste magagne, si risparmierebbe una mole impressionante di danari pubblici, senza intaccare il servizio sanitario, anzi, ne avanzerebbero per rendere ogni ospedale una struttura di eccellenza, con personale ben retribuito, senza bisogno di pagare tasse a altri balzelli per ogni prestazione.
Si taglia sulla scuola, per via dei costi troppo elevati. Magari, se si evitassero le regalie alla scuola privata, come previsto dalla costituzione (art. 33), potrebbero avanzare altri denari.
Si taglia sul pubblico impiego, per via dei costi troppo elevati. Facendo due rapidi conti, si può constatare che la delocalizzazione del servizio ai privati costi più che mantenere il servizio in mano allo stato.
Si taglia sui servizi, per via dei costi troppo elevati. Tra aumenti dei biglietti, riduzione del servizio e altro, mi domando con che faccia tosta chiedano ai cittadini di non usare la macchina. Anche in questo caso vale il discorso dei troppi sprechi e delle regalie ad amici di amici, che servono solo a sperperare denari a danni di noi tapini che paghiamo le tasse e il biglietto.
Si taglia sui settori strategici dello stato, per via dei costi troppo elevati (leggasi privatizzare). In un mondo civile, è fattibile che coesistano pubblico e privato. Se poi il pubblico è in grado di guadagnare, fornendo un servizio, un prodotto, etc, di buona qualità, è tutto riguadagnato. Il fatto che io sia un fermo sostenitore del fatto che i settori strategici devono essere in mano allo stato, è cosa nota. Svendere le grandi imprese di stato è solo una regalia ai soliti noti. Tenerle nella condizione attuale, cioè mangiatoia per faccendieri, nullafacenti, parenti, etc, non è accettabile. Anche qui, un bel controllino sui conti e sulle assunzioni farebbe risparmiare gran soldi.
Salto la parte della riduzione dei costi della politica, perché mi vien da vomitare. I presunti tagli sono ridicoli (premesso che per me è giusto che chi si prenda il fardello della gestione dello stato abbia diritto ad una buona remunerazione) e, se confermeranno la notizia, assolutamente falsi. Gira la voce che per rinunciare alla auto blu, in regione Lombardia, ogni rinunciatario avrà diritto ad un bonus di 50000€.
Infine, come se non bastasse: si aumentano le imposte e si impongono nuove tasse, per rimpinguare le casse dello stato. Quando ci penso, mi viene in mente la metafora del tizio che si evira per fare un dispetto alla moglie. Aumentare le imposte, significa che la gente ha meno da spendere, quindi si contraggono i consumi e a cascata lo stato incassa di meno. Vedi circolo vizioso.
Sarebbe oltremodo facile continuare a menarla sull'incapacità di chi ci governa da anni, sulla dubbia morale di chi ha in mano le grandi aziende e le banche, sulla piaga della malavita e altro. Ne parla tutti, ultimamente. Il problema è che questa visione miope non permette di vedere il quadro completo. Quella gente è in parlamento, al comando degli apparati, delle aziende, etc, perché ha l'appoggio di 65 milioni di complici.
Ecco il problema alla base di tutto: noi. Quando si parcheggia sul posto dei disabili, si sfrutta una conoscenza, ci si fa raccomandare, si fa un po' di nero, votiamo per convenienza, quando critichiamo e non diventiamo il buon esempio, quando deleghiamo agli altri "mettere a posto tutto", quando ci giriamo dall'altra parte, siamo complici.
Chi sono i parenti assunti, le ditte che mangiano, i venduti, gli approfittatori? Chi è il sottobosco che nutre quella foresta di infamia?
Ogni volta che ci lamentiamo del costo della benzina, ma non usiamo i mezzi pubblici per andare al lavoro, siamo complici. Perché si può additare il sistema, ma è additare noi stessi: noi siamo il volano che permette all'ingranaggio di mantenere il moto.
È facile additare il cattivo, immaginando di essere i buoni, ma il complice del cattivo è cattivo a suo volta. Troppo gente vive nel concetto di mors tua vita mea e questa è la casa di tutto. L'egoismo cieco che muove le scelte del singolo individuo si è erto a sistema ed ha elevato i più degni rappresentanti.
Vuoi fare la rivoluzione: parti da quello che la mattina ti guarda allo specchio. Solo con l'esempio si può sperare di diffondere l'idea di qualcosa di meglio, di un mondo che si basa sul prestito a usura.
Nei piccoli gesti quotidiani e in un diverso modo di pensare, c'è la chiave per mettere tutto a posto. Se non si è disposti a cambiare, si hanno solo due soluzioni: mettersi con gli arraffoni o restare a protestare su facebook. In entrambi i casi è essere complici.


Marco Drvso

ps
questo è l'ultimo post in cui parlerò di politica...

3 commenti:

Billie ha detto...

Mi spiace, adoro i tuoi post politici. Però direi che come post politico finale, hai detto tutto quel che c'è da dire. Chapeau...se gli italiani facessero tutti gli stessi ragionamenti...e spesso sono il primo a non farli anche io che, per la disperazione di non trovare un lavoro, cerco di muovere qualche conoscenza. Però con la faccia di culo non ci son nato ed evidentemente non ha mai funzionato :) da qualche parte bisogna cominciare, hai ragione. E non si sa veramente da dove, perché per agire su noi stessi...beh...serve interessare la gente sulla politica, occorre educare il cittadino alla cosa pubblica, occorre responsabilizzare stampa e comunicazione, occorre cambiare la mentalità. Io a Bucarest mi impegno a non lasciare manco una cartaccia per terra, però i cani cacano e la gente sputa e lascia rifiuti: e la stessa sensazione ogni tanto ti spingerebbe a chiederti chi te lo fa fare. Detto questo, continuerò a buttare le cose solo nei bidoni dell'immondizia, e dovremmo tutti continuare a fare la nostra piccola personale rivoluzione, sperando che si riveli più contagiosa di quanto sospettiamo e che i piccoli gesti silenziosi comincino a fare rumore...

Drvso ha detto...

Temo, ormai, che ogni altra disquisizione sulla politica sarebbe solo un ripetersi. Questa notte avevo poco sonno ed ho riletto dei vecchi post e, oltre ai tanti refusi da correggere (come in questo post, in cui gente è diventato ente), ho notato che è un girare intorno sempre alle stesse questioni, che restano immobili, come monoliti.
Il tempo delle parole è finito: è tempo dell'esempio.
Se poi accadrò qualcosa di degno di merito, ne scriverò volentieri, ma al momento non vedo nulla che non fosse già stantio 20 anni fa.

Billie MacGowan ha detto...

è che se la gente intelligente e ragionevole sta zitta, rimane solo il baccano di fondo :P