lunedì 30 aprile 2012

Storie di altri tempi e altri mondi 2

La storia è la grande maestra, peccato che i popoli siano pessimi allievi dalla memoria corta.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a scontri accesi tra diverse fazioni. Scontri di pessimo gusto e basso valore, considerato come sono stati condotti. Si è assistito a insulti e recriminazioni adatte ad una disputa tra bambini idioti, peccato che gli attori della scena dovrebbero personalità di primo livello.
A tal proposito, mi sono venute in mente due storie. Una parla di nemici e l'altra di avversari.
Quando si parla di grandi nemici, la storia è colma di magnifici racconti. Io ho scelto la vicenda di Gaio Giulio Cesare e Gneo Pompeo Magno. Tra i due non scorse mai buon sangue, neanche al tempo del triumvirato, malgrado la parentela acquisita tramite il matrimonio tra Pompeo e Giulia, la figlia di Cesare. Era inevitabile che i due non andassero d'accordo: rappresentavano mondi totalmente diversi e difficilmente conciliabili, a partire dalla scelta di campo. Cesare era nipote di Mario e Pompeo era legato a Silla.
Collante di questa strana coppia, finché il triumvirato ha funzionato, erano Giulia e Marco Licinio Crasso. 
Crasso, nonostante fosse amico di Cesare, aveva grossi interessi comuni con Pompeo. Possedeva una grande influenza politica e grandissime ricchezze (come ricordato anche da Lutero, paragonando le ricchezze papali). Per sfortuna sua, Surena non era Spartaco e il suo esercito non era composto da sbandati. Carre fu la Teutoburgo orientale e segnò il destino di Roma (si ritiene che grazie a quella sconfitta e la fuga dei legionari, si ebbero i primi contatti tra Roma e la Cina).
Alla morte di Crasso seguì quella di Giulia (a quei tempi, il parto era questione pericolosa, sia per la puerpera, sia per il nascituro). Tolti gli unici collanti, accadde l'inevitabile e scoppiò la guerra tra Cesare e Pompeo. I due non risparmiarono nulla all'altro, ma seppero sempre rispettarsi. Fu una guerra lunga e sanguinosa che si concluse a Pelusium, si dice per mano di Potino, servo di re Tolomeo.
Quando Potino diede a Cesare la testa di Pompeo e il suo anello patrizio, si assistette ad una delle più belle dimostrazioni di affetto da parte di due nemici. Plutarco racconta che Cesare pianse lacrime amare e fece uccidere Potino. Poco dopo, Tolomeo fu deposto, in favore di sua sorella Cleopatra. Cesare non perdonò mai gli assassini di Pompeo.
A dimostrazione del rispetto verso il suo nemico, pretese che il senato lo divinizzasse e gli tributasse una statua nell'assemblea. Ironia della sorte: Cesare morì davanti a quella statua, vittima a sua volta di un complotto.
Si odiavano, si scontrarono, ma mai venne meno il rispetto reciproco.
Storia più particolare e meno conosciuta ai più, fu la rivalità condita di amicizia e stima reciproca, tra Riccardo Cuor di Leone e Saladino (mi scuserete se uso i nomi italianizzati), ai tempi della terza crociata. A scartabellare i testi di storia, ci si rende conto che, pur essendo rivali per la conquista di Gerusalemme e dei territori limitrofi (area strategica per i commerci e il controllo del Mediterraneo; la storia della terra santa era l'ennesima boiata per imbonire i popoli), furono grandi amici.
Non mi risulta che si conobbero personalmente, ma so che furono frequenti gli scambi epistolari e di doni. Si racconta che quando Riccardo si ammalò, Saladino gli invio i suoi medici, con una ricca scorta di farmaci, frutta e verdura. Non so esattamente cosa vi fosse in quei carteggi, ma posso ipotizzare uno scambio reciproco di conoscenze, tra un re europeo (era re d'Inghilterra, ma di fatto era francese) molto colto e un coltissimo sovrano arabo, nonché uno dei più grandi strateghi della storia: un carteggio che sarebbe un piacere leggere.
Nonostante il fato li avesse resi avversari, non venne mai meno la stima reciproca e, molto probabilmente, in altre situazioni sarebbero stati ottimi amici e forse alleati.
I primi erano nemici, i secondi erano antagonisti, in entrambi i casi si parla di persone eccezionali, con i loro molti e noti difetti (non sono qui a scrivere una agiografia e so benissimo quanto fossero stronzi, umanamente parlando), che conoscevano come si sta al mondo. Personaggi che sono stati mitizzati dalla storia e dalla letteratura e che possono ancora insegnare molto. Certamente, possono insegnare come va condotto uno scontro.

La loro lezione è che tra antagonisti deve esserci sempre rispetto reciproco. Lezione che oggi pare essere stata totalmente dimenticata.
Oggi, è sufficiente approcciarsi all'informazione per vedere persone che si insultano e si comportano in maniera disdicevole, confermando l'idea che il mondo è ricaduto nella barbarie. Urlano, sbraitano, non si ascoltano e, talvolta, arrivano alle mani, come ci si aspetterebbe da l'ultimo dei barbari, non da persone che dovrebbero essere i campioni del nostro vivere civile.

Marco Drvso

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