giovedì 20 marzo 2014

Il futuro alle spalle

Ognuno di noi è, rispetto a sè e al mondo, come il Virgilio dantesco che vaga nel buio, portando dietro sè un lume per indicare la via a chi viene dopo. All'allegoria del sommo possiamo aggiungere una antica massima dell'Ellade classica, secondo cui il futuro non è davanti a noi, bensì alle spalle. 
Proprio come l'uomo che viaggia col lume alle spalle, abbiamo solo la visione di quanto è accaduto e da quanto vediamo possiamo comprendere dove siamo ora, ma quel che sarà poi non abbiamo altro che una vaga idea, che una ualunque tegola potrebbe falsare. Questo intendevano gli antichi quando parlavano del futuro a terga: noi vaghiamo come gamberi, vedendo quel che fu, ma non quel che sarà.
Un tempo questa indeterminazione mi faceva impazzire, oggi lo trovo stimolante e quasi divertente. In realtà, nei limiti dell'indeterminazione e del fato, possiamo intravedere qualcosa in quella tenebra, analizzando come si è giunti qui ed ora.
Se questo può valere per il singolo individuo, ancor di più vale per interi popoli. In questo ci vengono in aiuto la statistica e la legge sui grandi numeri. Tutto a patto di studiare la storia, la più grande maestra.
Viviamo in un vortice di corsi e ricorsi, mossi  da dinamiche facilmente prevedibili (per grandi linee, il determinismo di Lamark è solo una illusione), ma difficilmente comprensibili, praticamente imposibili da analizzare con la giusta freddezza, perché noi stessi ne siamo parte. 
Siamo solo parte di un gioco ridicolo e ci ostiniamo a prenderlo sul serio, avvelenandoci l'esistenza, mentre persino una nutria sa essere più felice della media umana.
Marco Drvso

Nessun commento: