venerdì 2 settembre 2016

Preferisco i cattivi, perché hanno un'idea

Il mondo della finzione, fatto di fumetti, film, telefilm, teatro, letteratura e via discorrendo ci insegna una grande verità: sebbene i buoni siano i protagonisti, tutto ruota intorno al cattivo.
La vicenda inizia grazie al suo operato e tutto si svolge in modo che "tutti vissero felici e contenti", ostacolando i piani del malvagio di turno. Il cattivo ha l'idea, sceglie il suo percorso e cerca di portarlo a compimento, mentre i cosiddetti eroi, i buoni, altro non sono che personaggi mossi dalla necessità di ripristinare l'ordine, alterato dalle azioni caotiche del cattivo.
Porto un esempio: se non esistesse Joker, meraviglioso alfiere del caos, col suo pallino di assecondare la propria lucida follia, Bruce Waine sarebbe solo un miliardario eccentrico. Batman ha bisogno di Joker e tutti gli altri, a partire dall'assassino dei coniugi Waine, per poter esistere, perché esiste per fermarli.
Joker è una sorta di superuomo nietzscheano che ha abbattuto la bestia del "devo", trasformandosi nel leone del "voglio" e nel fanciullo del sì creativo, perché è lui il motore primo che dona vita alla vicenda, l'alfa generante e l'omega in cui tutto finisce. Indubbiamente è pazzo da legare, ma bisogna avere il caos dentro, per generare una stella danzante.
In un'epoca in cui persino la trasgressione è codificata e segue delle regole, in cui l'andare contro corrente è la massima forma di conformismo, le stelle danzanti scarseggiano alquanto. al massimo si può sperare di veder sorgere una nana bruna o, come le definiva un mio amico fisico, aborti di stella.
Batman è figo, è ricco, è forte, ha la macchina che tutti vorremmo, la caverna che tutti vorremmo, i giocattoli che tutti vorremmo, insomma: è Batman. Chi non vorrebbe essere Batman? L'unico che gli si può avvicinare è Iron man, ma anche lui vorrebbe essere Batman.
Peccato che il pagliaccio possa tranquillamente esistere senza il pipistrello, ma, ribadisco, niente pagliaccio, niente pipistrello. Batman è un effetto, un personaggio chiuso nella gabbia del dovere, non crea, si limita a seguire il gioco.
Torniamo al mondo reale, dove la situazione è peggiore.
I cattivi sono generalmente ridicoli, persino i cosiddetti signori del mondo, di cui parlano in tanti, non sono altro che ingranaggi di un meccanismo, privi di reale volontà creativa. Dalla loro hanno il fatto di essere cattivi, tanto cattivi, cosa che li differenzia dal resto della pletora di mediocre malvagità, ma restano fermi a quel livello, chiusi nei loro steccati mentali. Il capo della multinazionale, che affama milioni di persone per trarre profitto dalle commodities, nonostante tutto, altro non è che il burocrate che annotava i deportati in un campo di concentramento; tanto potere, tanta potenza ed alla fine tutto si riduce ad un grigio impiegato nato nella famiglia giusta.
Dal lato cattivi siamo messi malissimo sia ai piani alti, esemplificati qui sopra, sia nei piani bassi, si pensi al classico eurocrate che preferisce veder morire la gente in Grecia, piuttosto che spostarsi di un passo da quanto gli hanno inculcato in testa (inquisitori e camice brune dimostravano una maggiore apertura mentale), anche se qui più che cattiveria, direi si possa parlare di fideismo... Come cantava Gaber, "talmente atei da aver bisogno di un altro dio".
Che fine hanno fatto Cesare, Attila, Richelieu?
Dal lato "buoni" (ammesso che esistano) siamo alla tragedia.
In teoria l'atto creativo dovrebbe essere cosa buona. La storia ci ha tramandato il racconto di persone che avevano un'idea, un sogno, ed hanno lottato per il loro atto creativo e, talvolta, hanno vinto. Mi viene in mente Gandhi: lui non era antirazzista, non era anti britannico, non era anti. Gandhi, da quanto si legge dai suoi scritti o si ascolta dalle sue registrazioni era pro: pro uguaglianza e convivenza tra le persone, pro libertà dai popoli. Non voleva abbattere gli inglesi, voleva liberare l'India e la differenza non è solo sintattica.
I cosiddetti buoni di oggi sono generalmente antiqualcosa o noqualcosa. Il problema fondamentale è che raramente sono proqualcosa e su questo si fanno fottere dai "cattivi".
Esempio classico sono quelli antistato e noconfini (mi scuserete se i neologismi tipo noborders mi fanno cagare). Se abolisco lo stato, finisco definitivamente nelle mani dei potentati economici e, mi scuserete, ma preferisco avere sopra un politico corrotto cui tirare calci nel culo (se non fossimo anestetizzati), anziché un non ben definito padrone di Wall Street, contro il quale posso solo tacere, perché sua la sanità, sue le mie proprietà, sua la polizia. Classico esempio di come quello che ci spacciano per modernità sia assolutamente un ritorno al passato. Idem per i confini: se ci sono, ho dove scappare e cercare protezione, se li aboliscono, posso muovermi liberamente, ma lo stesso può fare il mio oppressore, ergo: dove scappo?
Viva il fatto che le persone possano viaggiare,, scegliere dove vivere, viva l'incontro delle culture, ma l'abolizione dei confini è una cazzata.
Le due categorie cui sopra, appartengono ai fideisti in stile camicia bruna: troppo stupidi per rendersi conto di essere manovrati e troppo sicuri di essere nel giusto, per guardarsi intorno (e sono quelli che vantano grande apertura mentale).
Poi ci sono quelli delle buone idee, ma applicate a cazzo. Le varie forme di discriminazione sono cose orrende, che andrebbero superate col dialogo e la comprensione, nella creazione di un mondo migliore, con spinta propositiva e creativa. Peccato che tutto si riduca a slogan antirazzisti, con geni tipo: mi vergogno di appartenere al mio popolo, perché sono razzisti. Bene, cara la mia testolina di cazzo, segnati questi due punti:
1) ti stai dando del razzista da solo, perché se tutto il tuo popolo è razzista... se ci riesci, finisci il sillogismo.
2) sei razzista, perché anche se stai parlando della tua gente, ti sei lanciato in un ragionamento secondo cui un popolo è inferiore, quindi sei razzista, oltre che testa di cazzo.
E giusto per stare in tema: sono il primo a riconoscere che la chiesa sia stata anche un cancro per la società (qualcosa di buono lo hanno fatto anche loro), ma se studiaste la storia, leggereste di un impero in crisi, in cui l'ingresso indiscriminato di gente da oltre confine (all'epoca i barbari) e l'abbandono del mos maiorum a favore del nuovo culto orientale, fatto dalle teste aperte e progressiste dell'epoca, ci è costato 5-6 secoli di anni bui (non tutto il medioevo fu da buttare, diciamo che gli ultimi 3 secoli sono stati di interessante fervore culturale). Ribadendo che l'andare avanti di alcuni è un ritorno al passato.
Idem per quelli contro l'omofobia (vorrei conoscere chi ha coniato il termine per spiegargli il vero significato di quella parola, che significa paura dell'uguale. OMO in greco significa uguale), che sbandierano ai quattro venti che la cosiddetta famiglia tradizionale è luogo di ogni nefandezza -Intanto loro e gli imbecilli con cui litigano mi devono spiegare esattamente cosa sia la famiglia tradizionale, perché non mi è chiaro, essendo "famiglia" un concetto che nei millenni ha indicato situazioni delle più disparate (coppia, tribù, harem, clan, esercito e via discorrendo, in situazioni di etero, bi e omosessualità)-, poi fai loro notare che hanno una cosiddetta famiglia tradizionale e sono la dimostrazione che quanto urlano non è la regola (insomma, rapporti malati ce ne sono di tutti i  tipi e rapporti sani idem), messi con le spalle al muro iniziano a vomitare insulti.
Trascuro il capitolo antifascisti, perché non perdo più tempo per gente che giustifica la propria esistenza per una fantomatica battaglia contro una ideologia sepolta da decenni, di cui anche gli attuali rappresentanti sono andati avanti e condannano quel passato.
In tutti e tre i casi di cui sopra, vediamo sani valori propositivi trasformati in cazzate da reazione. Potevano essere propositivi come Gandhi e Socrate, sognare e proporre un mondo migliore in cui la diversità fosse esaltata, perché è una ricchezza, proponendo grandi valori e dando un senso al motto voltairiano sulla libertà di espressione di cui si riempiono la bocca, invece sono diventati identici a quelli che dicono di odiare (e già che si parte con l'odio, mi risulta difficile assecondare la loro volontà di stare tra i buoni).
Quando sento dire che certa gente non dovrebbe parlare, perché semina odio, quanto sento che certe opere andrebbero vietate, perché hanno contenuti sbagliati, quando sento che si deve vegliare affinché certe idee non girino, io non vedo Voltaire, io vedo Hitler.
Saranno anche colorati in modo sgargiante, faranno gli apericena nei locali etnici, si riempiranno la bocca di magnifiche (secondo loro) frasi fatte, manifesteranno contro questa o quella bruttura, visiteranno posti esotici, saranno quelli che danno a tutti dell'analfabeta funzionale (in questi giorni preferiscono webete, come impone la nuova moda petalosa) perché si ergono al di sopra di tutti per la loro autodefinita superiorità, etc, ma sono loro gli alfieri del conformismo moderno, che negli atteggiamenti, nelle parole e nelle idee rappresentano esattamente le masse che nel secolo scorso osannavano il progresso e la vittoria del dittatore di turno.
Quando avrete finito di darmi del fascista, razzista, etc, perché con voi il dialogo finisce sempre così, ricordate: avete abiurato alla creazione del mondo migliore, per trasformarvi in pantomime di Batman, per combattere il Joker di turno (anche i cattivi seguono la moda dettata dallo pseudo pensatore di turno o dal giornalaccio di rifermento), purtroppo Batman è figo, voi no.
Non siete fighi, perché avete gettato alle ortiche cose bellissime, per seguire parole d'ordine, omologazione intellettuale e trasformarvi nella brutta copia dei nostri mediocri cattivi, che agitano lo spettro dei veri cattivi, quelli che nel loro essere bastardi patentati almeno avevano un'idea loro, e voi caricate come tori nell'arena.

Marco Drvso

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