martedì 21 agosto 2018

Volevo essere eretico

Io ho sempre amato gli eretici, perché al contrario degli ortodossi non accettano, ma scelgono, dopo un lungo e sofferto cammino, fatto di ricerca, riflessione, cambi di idea, giungono ad una risposta.
Sia chiaro: l'eretico non è il boccalone. Un conto è trovare la nuova via, giusta o sbagliata, un altro è affidarsi ad un pensiero diverso, senza avere le conoscenze minime per valutare. I grandi eretici erano umani dotti, dotati di grande coraggio, che hanno tracciato il proprio cammino, pagandone lo scotto. L'eretico che non si espone è come il sottoscritto, che colto da un misto di pigrizia, nichilismo e paura, sceglie il mortale quieto vivere.
Quando parlo di eretici, guardo a giganti come Socrate, Gautama, Nietzsche, Einstein, Bruno (i primi che mi sono venuti in mente, ma la lista è lunga) e, con un minimo di biasimo, anche se posso comprenderli, gente come Copernico e Galileo: il primo pubblicò postumo e il secondo abiurò (che pur condividendo in parte la critica di Brecht, l'abiura gli permise di sviluppare il Metodo è scrivere Il saggiatore) e trascuro i polli che non si esprimono, quelli che Dante pone fuori della porta dell'Inferno.
Vedo intorno a me solo un continuo scontro di ortodossie, masse che accettano la linea, senza porsi eccessive domande, poi scavo e trovo un mondo fatto di stimoli continui e martellanti, distrazioni di ogni genere (da quando ho iniziato a scrivere, ho guardato 3 volte il telefono), un continuo incentivare alla competizione (che praticamente è un lavoro, che si aggiunge ai turni assurdi cui ci pieghiamo): quello che potrei definire una attività perpetua, che copre ogni ambito e toglie il giusto ozio per fermarsi a pensare. Nella mancanza di tempo per pensare, è facile inserire idee precotte, facendole passare per grandi intuizioni, che con il giusto supporto diventano le moderne religioni laiche, con le loro schiere di fanatici e inquisitori.
Oggi, cagare un mezzo pensiero al di fuori degli schemi, magari suffragato da dati (e non mi riferisco a qualche boiata vista sul tubo, in TV o letta su facebook o qualche testata) è più pericoloso che nel XVII secolo. Non si va al rogo, ma il risultato è analogo.
Talvolta interrogo le persone su questioni varie e mi guardano come se fossi un alieno. Non sanno capacitarsi della domanda è si limitano a far notare che è normale, che il mondo funziona così, etc. Altre esprimo un punto di vista alternativo e volano insulti, prima ancora che abbia finito di introdurre l'idea, cercando di evitare di premettere cose ovvie. Un esempio: giorni fa si parlava delle atomiche del '45 ed ho portato il ragionamento sui rapporti tra USA e URSS, il rischio di una terza guerra mondiale dopo pochi mesi, puntando su una visione geopolitica dell'epoca. Dopo poche battute, mi è toccato perdere tempo a precisare che comunque era stato un crimine, che Truman era da processare per crimini contro l'umanità, che se la prima era stato un gravissimo crimine, sganciare la seconda fu un crimine al quadrato e tutta una sfilza di ovvietà, che hanno rubato tempo e ucciso la discussione, compreso il fatto di essere stato ad Hiroshima.
Non vale più neanche la massima di Temistocle, perché non ascoltano comunque.
Invidio i veri eretici per il loro coraggio e la loro forza e temo che mai sarò uno di loro. Sono troppo schiacciato dal passato e dal mio cervello mal funzionante, con i suoi grilli e le fobie. Se non altro, non ho attacchi di panico da una decina d'anni.
Può cambiare il mondo uno che veste maschere ed evita rischi?
Dal fondo del pozzo si vede la Luna, ma non si vive.

Marco Drvso

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