giovedì 8 ottobre 2020

Qualche giorno dopo aver smesso

La vita è una poesia fatta di sigarette. Qualcuna fumata per piacere, qualcuna per noia, qualcuna per rabbia e, le peggiori, per una sorta di falsa necessità.
C'è chi cerca le risposte nel fondo di un piatto, di un bicchiere, nel fumo svolazzante, nelle relazioni tossiche o altro, ma sono tutte abitudini mortali, fini a loro stesse. Sai di farti del male, ma un perverso meccanismo ti impone di andare avanti, finché arriva quella sigaretta amara e qualcosa si attiva.
Può passare anche tanto tempo, prima del giungere della piena consapevolezza, ma quel qualcosa si è insinuato e lentamente ha strisciato, prima nel profondo, piantando un seme, poi il seme ha iniziato a crescere, infine arriva la risposta. In tutti quei giorni si è fumato, cercando di ritrovare l'antico piacere, ma non se ne intravede più neanche la parvenza e anche la falsa necessità inizia a scemare lentamente e cresce il fastidio, insieme a quel seme piantato, come in The soud of silence, di Simon e Garfunkel.
È come una folgorazione. Sapevi da tempo che tutto ciò era dannoso e avevi già visto le avvisaglie di altro, cercando di guardare altrove, ma è arrivata la sveglia. Improvvisamente, ci si domanda il perché di tanta ostinazione e prendi le distanze. 
I primi giorni sono tremendi. Un senso di vuoto ti attanaglia e ti senti morire, mentre allontani quella fonte di sofferenza. Lentamente tagli i ponti, in punta di piedi, senza fare inutile rumore, perché urlare contro un muro non serve, anche se vorresti farlo. Poi viene il turno di oggetti di cui liberarsi: qualcosa lo si getta, qualcosa lo si distrugge (è tanto liberatorio). Per ultimo, il ricordo del piacere che cerca di resistere, ma quel sapore gramo ha contaminato anche lui.
Infine, ecco quella mattina d'autunno in cui dai un taglio netto e deciso a quell'abitudine nociva. Non indorerò la pillola: è una giornata assolutamente di merda! Dentro di sé si sente una battaglia tra l'abitudine che vuole tenere pieno quel vuoto creatosi e la volontà che non ne può più. Uno scontro tra ricordi belli e brutti, felicità e malessere, desiderio e realtà. I pensieri rimbalzano come palline in un flipper, persino il corpo si agita e qui si scopri la cifra della propria volontà e dell'amor proprio. 
Pensavi di essere alla combustione (e per alcuni versi ci si è arrivati), ma stai ancora calcinando gli elementi nella fase buia del processo alchemico, ma sai che va fatto, a tutti i costi. Ci sei già passato, sai che la fase acuta dura solo pochi giorni, poi è un susseguirsi di albe meravigliose.
Non sai se ci saranno altre sigarette, ma cammini leggero verso il domani, spiccando quel volo che il piombo ti negava e sei di nuovo felice, padrone della vita, augurando gioia a tutti, andando via, a cercare la propria.

Marco Drvso

1 commento:

abitalhackbarth ha detto...
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