mercoledì 10 agosto 2022

Colloquiando con Ecate

   L'astro cinereo è sempre stata la prima confidente di poeti e sognatori, su cui riversare dubbi e idee, seppellire segreti e specchiarsi. Sono un sognatore e mi piace ritenermi, magari a torto, un poeta in prosa. Poeta nel senso greco.
   Questa sera, per un curioso gioco del fato, ho rivissuto specularmente una scena accaduta una ventina di anni fa. All'epoca ero alle prime esperienze al bancone e guardavo la Luna con gli occhi di un giovane che sognava di cambiare e diventare altro da sé. Oggi mi sono trovato, in una situazione lavorativa simile, come se 20 anni spesi in tutt'altro fossero svaniti, a contemplare la Diva, ripensando a quella sera d'estate e rallegrarmi che sebbene quel ragazzo non esista più, la parte che più amavo sia ancora in me. Ho buttato zavorra, ma sono sempre io ed è stupendo.
   Questo soggiorno lavorativo tra le Dolomiti mi sta giovando, nonostante qualche fastidiosa quisquillia che mi turba vagamente il sonno e un certo dilemma etico che mi insegue da un po' e tra ieri e oggi ha deciso di presentare il conto, sottoforma di fastidioso disturbo alla cervicale.
   Che seccatura, talvolta, avere una così forte autocoscienza: toglie il gusto dell'imprevisto.
   Vi è una sola cosa da fare in simili frangenti: trovare un luogo silenzioso e rivolgersi alla Luna, come quel lupo malfatto, che rifiuta il branco, quale io sono. Con buona pace di Platone, non riesco ad essere un animale sociale: scorgo con troppa facilità quel che non mi piace delle persone e ciò offusca ai miei occhi ciò che hanno di meraviglioso. Usando un detto fin troppo abusato, ma calzante: amo l'umanità; il problema sono le persone.
   Solo quello sferoide di basalto e polvere, quasi certamente espulso da Gaia, riesce a donarmi quiete. La vedo danzare in cielo, sfiorando le vette di strati dolomitici, un tempo fondali marini, che lei ha visto formarsi, brulicanti della vita delle acque salate da cui anche loro si sono originati, emergere, coprirsi di vita che respira aria e vedrà disgregarsi, sotto l'azione delle acque dolci. Da qui, si cinge e sveste di manti di nuvole, creando giochi di luci che donano forme nuove alle nuvole e al paesaggio, in un florilegio di sfumature di colore che vanno dall'oro, all'argento. 
   Tutto intorno è un brulicare rumoroso di esseri diurni, sovente incapaci persino di cogliere la gloria di Apollo, a causa del loro essere troppo assorti in quel fango fetido delle loro vite, che scambiano per oro alchemico, incapaci di sentire la bellezza dello spettacolo di Selene; uno dei tanti amori impossibili del signore della poesia, così brillante da aver spodestato Heliòs, il Sole propriamente detto ed averne preso il controllo, come sua sorella Artemide ha fatto con Selene, a sua volta sorella di Heliòs ed Eos. Povero Apollo: tanto magnifico, quanto sfortunato. Tutto il contrario di quel cialtrone di Zeus (fatto salvo per la cialtronaggine, tratto comune di olimpici e titani).
   La Luna identifica ben 3 dee, nel pantheon ellenico:
  • Selene: titanide, figlia di Iperione e Teia è la Luna propriamente detta.
  • Artemide: gemella di Apollo, figlia di Latona e Zeus.
  • Ecate: anche lei una titanide, la mia dività greca preferita, legata a culti misterici, dalla tripla natura, la Luna con cui spendo le mie notti e amo raccontare.
   Ecate, signora della scelta, che veglia sui bivi, i cambiamenti, l'evoluzione della vita e della magia. Colei che ha mostrato ad Ade il regno ktonio, lo ha reso re e gli ha donato Cerbero, che accompagna Persefone nel suo viaggio e sola ad aver aiutato Demetra. Mentre Hera sovraintende al parto, le levatrici rivolgono canti ad Ecate. I viandanti sono protetti da Hermes, ma è Ecate che guida la scelta della via. Ecate, divinità minore, poco conosciuta, sfuggevole e sempre presente, proprio come la Luna, tra le pochissime divinità adorate con la stessa reverenza dovuta ad Hestia, Vesta per i romani.
   Ecate è giovane e vecchia, uomo, donna e cane, proprio come la sempre mutevole Luna e come lei sfuggevole e presente, nascosta in bella vista, dove i più non possono vederla e sempre a disposizione di noi strambi, tranne quando decide di nascondersi anche a noi. La magia alchemica altro non è che trarre fuori il meglio dalle cose e situazioni, cambiando il piombo in oro. Proprio la Luna sovrintende ad una delle fasi più delicate, in cui si ha la trasformazione e la distillazione di quello che dovrà brillare come oro.
   La Luna, Ecate, si lascia contemplare, al contrario del Sole e sa essere specchio e faro, ma solo per coloro che scelgono un certo cammino e senza imporsi sprona il cercatore a proseguire quel cammino che va in due direzioni simultaneamente: verso gli umani e verso il proprio io più profondo. Come lei ha bisogno di Sole e Terra per esistere e compiere il suo fato di regina della notte, anche noi siamo costretti a danzare tra e con i nostri simili e ce lo ricorda sparendo, obbligandoci a distogliere gli occhi dal cielo e guardarci riflessi negli altri.
   Come fanno a non amarla?

Marco Drvso

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