martedì 16 agosto 2022

Danzando nella foresta degli specchi

Lo specchio rende sempre una visione falsata, perché mediata dai nostri occhi e letta dal cervello e perché offre una sola immagine. La natura umana è plurima.
Per ovviare a questo, uso uno specchio ben  più complicato di quello usato da Leonardo per il suo famoso autoritratto: la tastiera (penna sarebbe stato più evocativo, ma poco corretto).
Lasciar scorrere le parole è come addentrarsi in una foresta, in cui ogni albero è una parte di me, che chiede di parlare ed essere ascoltata ed io danzo al suo interno, come farebbero il vento e la nebbia, scrutando ogni anfratto, foglia, corteccia....
Talune volte, al risultato della esplorazione, si aggiunge un risultato estetico, di qualcosa di piacevole da leggere, in altri casi, come negli ultimi 2 post, qualcosa di vivo e vero, ma discutibile a livello stilistico. Devo smettere di scrivere di getto la notte, perché uccide la forma.
Questo è stato un anno difficile e presto o tardi sarei dovuto andare incontro ad un breve periodo di distruzione e chiusura, in cui tirare le somme e queste settimane sono state perfette allo scopo. Quando cervicale e mal di testa si presentano, senza colpi d'aria o troppa guida, significa che qualcosa al mio interno sta gridando.
Quale modo migliore, se non chiedere al mio io profondo di prendere il controllo e scrivere, affinché poi possa leggere attraverso gli occhi del conscio?
Sia chiaro: non è autoanalisi, in senso psicoanalitico, ma un dialogo tra parti di un monologo. Non cerco di capirmi, ma di lasciare uscire e afferrare cose che ho dentro.
Ieri scrivevo del mio angolo di tenebra, un luogo da cui pensavo di essermi affrancata e con meraviglia ho scoperto esistere ancora e fungere ancora da rifugio per la mia fragilità. C'è solo da capire se sia ancora lì o ancorato lì.
In quel momento è come se molteplici sfaccettature della mia persona coesistessero ed ognuna prendesse il controllo del testo, lasciando una parte di sè, affinché le altre parti la ascoltino e si uniscano, alla ricerca dell'unità dell'io e in quel momento comprendo tante cose di me e del mio agire, lasciando perplessi i miei 5 lettori.
Forse il mio è solo un goffo e solitario tentativo di rispondere all'antica domanda "chi sono?".

Marco Drvso

Nessun commento: