martedì 16 agosto 2022

La parte peggiore di me

 Come ogni umano, ho pregi e difetti. Un pregio, è offrire sempre la mia parte più genuina fin da subito, mostrandomi per quel che sono. Il massimo difetto è allontanare sempre le persone che si avvicinano troppo.
Non so perché abbia questa paura irrazionale verso l'eccessiva vicinanza, ma spesso mi attanaglia qualcosa che mi annienta, un senso di smarrimento e inadeguatezza, che mi spinge a fuggire e prima gettare le persone a cui tengo verso altre braccia, poi stronzeggiare a morte affinché non tornino. Ho stronzeggiato pure nell'ultimo post, che sebbene genuino era incompleto, con una scelta di parole mirata e solo ora lo finisco, con le parole del cuore, guadagnandomi la certezza che chi non deve leggere questo, non lo leggerà. Mi sento sporco ad aver usato male il blog.
Nella distruzione ritrovo la quiete.
Un giorno capirò perché per me sia facile regalare la mia fragilità alla blogosfera, lanciandola in pasto a sconosciuti ed impossibile mostrarla a chi vorrei.
Non saprei trovarne una causa, ho da sempre questo questo tarlo di non meritare un certo tipo di felicità, che mi provoca un malesse fisico, una sofferenza interna che mi annienta e il solo modo che ho per salvarmi (innegabile che sia un nevrotico, come larga parte della popolazione mondiale) è indossare la mia maschera peggiore, quella che più detesto. Poi mi assolvo, analizzando alcune questioni, ma se è capitato che l'istinto avesse capito qualcosa di pessimo prima della ragione, è capitato anche che abbia chiamato istinto la paura.
In tutto questo, ciò che mi fa più male è provocare dolore. Detesto far male alle persone, ma vedo quel piccolo disagio come un male necessario per difenderle da me.
Io ho una tremenda paura di trovarmi affianco qualcuno, nel momento in cui cado. Il terrore che sia costretta a raccogliere i miei cocci. Per un verso sento di non meritare certi tipi di sentimenti, per un altro scopro di averne sempre più paura. Cosa altro è un attacco di panico, se non paura della paura.
Se c'è da fare stronzate pericolose, sono sempre in prima fila, ma se c'è da accogliere una persona nel mio mondo...
Sento come se andasse difesa da me, dal mio essere irrazionale e autodistruttivo, prima di condurla nella mia spirale nera, verso il mio angolo di tenebra, luogo di cui non scrivevo da anni. Nel momento in cui sto per fare il passo, una voce dentro di me mi grida di fermarmi, per non condurre altri in quel luogo freddo e desolato che è il mio inferno privato, da cui credevo di essermi affrancato, ma è sempre lì e per quanto lo abbia esplorato, cercando di trarne l'oro, una parte di me non trova l'uscita.
In quel posto vive il bambino triste dimenticato davanti alla tv, che giocava da solo e si chiedeva se quella fosse la normalità e con malcelata invidia guardava le persone felici, ma sapeva che in lui mancava qualcosa.
Talvolta questa mancanza sembra svanire e tutto va come deve, altre torna prepotente e innesca i meccanismi di cui sopra.
"Non vedi come sono?" mi vien da chiedere alle folli che si avvicinano, vedendo di me solo il peggio e scegliendo di mostrarne una grottesca caricatura, al fine di salvarle da quella mia fragilità che temo possa scoppiare in diecimila schegge e ferire.
Indosso la maschera, strato su strato, piangendo, per il danno che potrei procurare, sperando di non farne di peggiori, permettendole di entrare.
Come si può spiegare la sensazione irrazionale di sentirsi un mostro, indegno di sentimenti altrui? Come posso spiegare che sono io la pallottola schivata?
Quanto mi sento male, quando finalmente vedo l'espressione di chi ho mandato via che mai tornerà, ma al contempo sono felice per lei e le auguro tutta la felicità del mondo, mentre le sorrido con gli occhi lucidi e il volto coperto da una maschera, sperando di averla salvata.
Dio come mi sento ridicolo nel raccontare questo mio segreto, che mostra la mia totale immaturità, codardia e pateticità, 3 delle cose che vivono nel mio angolo di tenebra, insieme al mio essere ipercritico verso di me, alla mia tristezza e all'amore che vorrei donare al mondo. Amore (in senso lato) che dono liberandola dalla mia presenza.

 Marco Drvso

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