Sono gli ultimi giorni di questo anno pazzesco, foriero di grandi scoperte e rivoluzioni, di cui scrivo ascoltando una delle più belle canzoni di Daniele Silvestri: La bomba, dal mio album preferito, Il dado. Senza un briciolo di malinconia non so scrivere.
In questi giorni ho analizzato sul blog la mia fragilità, i miei difetti, le mie scelte, alla ricerca di un senso profondo che conosco già, ma solo questa notte ho trovato la forza di parlare allo specchio, nudo davanti a medaglie e cicatrici, ammettendo questo senso profondo e scoprendo che ancora esisteva una maschera: quella che usavo con me. Togliere questa ultima difesa è stato liberatorio, poi ho dormito come un pupo.
42 si dice essere la risposta e in questo anno mi sono sforzato di trovare la domanda sulla vita l'universo e tutto quanto. Ci sono voluti mesi, delusioni, avventure, cambi di cielo, stravolgimenti della vita, ma infine credo di esserci quasi arrivato (è come un limite di funzione, non lo si può raggiungere).
Devo ringraziare Milano, Las Palmas e Corvara, coi loro cieli e ciò che c'è sotto, persone comprese, per avermi messo davanti a me, in modi diversi e bizzarri, permettendomi di conoscermi, come mai prima. Avevo proprio bisogno di uscire dalla quotidianità e dare una scossa.
Ci sono stati momenti idilliaci e tremendi, fino alla crisi di un paio di settimane fa, quando la dama nera ha bussato con prepotenza, cercando di riprendersi ciò che pensava essere suo. La stavo sentendo arrivare da giugno e ne ero preoccupatissimo, ma per una volta, ho lasciato perdere lo scontro violento, ho lasciato che entrasse pacificamente e abbiamo parlato.
Brutta bestia la depressione, un po' figlia del trascorso, un po' uno squilibrio biochimico del cervello che agiscono insieme, come serpenti che si mangiano la coda. Si dice: "depresso una volta, depresso per sempre", invece se ne può uscire. Con le ossa rotte, ma se ne esce e si impara a tenere botta, quando arriva. Questa volta abbiamo parlato.
Un malinconico viaggio dentro a paura, rabbia, sofferenza, disperazione, alla ricerca del senso di cui sopra. Ho accolto la dama, in un certo senso abbiamo fatto l'amore e ci siamo lasciati, sapendo di essere una cosa sola. Lei mi ha indicato lo specchio, mi ha levato la maschera e insieme abbiamo pianto.
È stato il compimento di un viaggio che è parso eterno e pieno di pericoli, ma guardando indietro vedo un sentiero fiorito, con qualche segno di caduta, pezzi persi, fiori innafiati di lacrime, sudore e sangue, ma anche opere, bellezza, felicità ed ora che questo sentiero è giunto a un bivio, inspiro e imbocco la nuova strada, che ancora non vedo. Vedo uno zaino pieno di cose prese lungo il sentiero, buone e cattive, che devo svuotare, scegliendo cosa verrà con me, cosa ha fatto il suo tempo e cosa scopro con rammarico che non c'è più; rammarico che fa parte delle cose da gettare.
Esattamente un anno fa ero in piena crisi, cercando di capire cosa fare della mia vita ed ho scelto di tirare una monetina: salvare e riparare o distruggere e ripartire. Prima ancora che il fato avesse dato il verdetto, avevo deciso e credo sia stata la miglior decisione della mia vita.
Ancora non sapevo quanto piombo avessi addosso e mi avrebbe seguito in questa prima fase, facendomi perdere persone e situazioni potenzialmente stupende, ma quasi ringrazio, perchè sono state anche le perdite a permettermi di amoreggiare con la mia paura più grande e scoprire che è una parte di me che devo capire, non combattere.
L'anno volge al termine e sotto un cielo plumbeo riscopro di volermi bene e di amare il mondo che mi circonda, chi mi ha fatto del bene e chi mi ha fatto del male, chi meriterebbe le mie scuse e chi dovrebbe porgermele, anche chi ormai è persa.
Che bello sbagliare! Che bello cadere! Che bello prendere la vetta! Che bello ridere! Che bello piangere!
Che bello vivere!
Accetto la mia diversità, la mia parte oscura che mi segue e perseguita, la mia luce e anche se mai sarò capace di essere pienamente capace di integrarmi in questa società psicotica, non sarà un problema. Questo è stato l'anno della nuova esplorazione e ora posso iniziare a costruire, perchè credo di aver deciso chi essere da grande: il bambino libero che non sono mai stato.
È stato un anno favoloso, anche grazie a tutti coloro che hanno attraversato, avversato e condiviso il cammino, perchè mi hanno ricordato quanto sia bello fluttuare in paradiso e quanto sia istruttivo camminare all'inferno.
Sono eccitato per la nuova orbita intorno al Sole e mi chiedo cosa porterà. Spero di non sprecare neanche un secondo e che questa volta il mio timore di fare male, dettato dalla depressione, che tante volte mi fa allontanare le persone sia stato superato. Sono strambo, diffidente e difficile da capire, ma sto scoprendo che gli umani mi piacciono e mi piace stare con loro.
Tra un mese sarò a Milano e conto i giorni come se fossi a naja non perché voglia andarmene, anzi, adoro il posto e le persone, ma voglio vedere la mia città con occhi nuovi.
Sotto nuovi cieli ho trovato un nuovo me.
Grazie!
Marco Drvso
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