Con interesse crescente, sto seguendo la questione di Eluana Englaro. Oltre all'italica morbosità, mi spinge un genuino interesse verso una battaglia che potrebbe risultare epocale, a patto che all'estero (leggasi vaticano) si facciano gli affari loro.
Concordo con il dovere di tutelare la vita, ma a tutto c'è un limite. Quella ragazza è praticamente morta da 16 anni. Un corpo inerte (praticamente un vegetale umano) mantenuto in vita tramite macchinari, a mio avviso, non è considerabile pienamente vivo. La sua esistenza non è garantita dalle leggi della biologia, ma da quelle dell'ingegneria che costringono un corpo, ormai privato dell'essenza, a vegetare su un letto. Cure inutili ad un soggetto che non ne trae giovamento, mi risulta siano etichettate come accanimento terapeutico.
Dietro alla cristiana volontà di salvaguardare la vita espressa dalla CEI &co c'è molto di più. Quanto vale una paziente in quello stato, per un ospedale. 16 anni di morte cerebrale saranno costati alla cittadinanza, tramite rimborsi asl, svariate decine di migliaia di euro (mi sto contenendo con la stima, realisticamente aggiungerei almeno un altro paio di zero). Denari che vanno ad ingrassare una struttura di pie suore (conflitto di interessi?).
Il padre ha tutto il diritto di pretendere che la figlia abbia, finalmente, il diritto alla morte definitiva e Betori, Ruini, Ferrara, etc sono gentilmente pregati di farsi gli affari loro!
Simile ragionamento vale per tutte quelle persone, in condizioni disperate, costrette a trattamenti medici, spesso dolorosi. Gli sia garantito il sacrosanto diritto di morire, se lo richiedono. Con questo non voglio legittimare o incentivare il suicidio, mi riferisco alla concessione a malati terminali di poter decidere cosa fare della propria esistenza, una volta giunti ad una certa degenerazione della malattia. Emblematico è il caso Welby: tenerlo in vita equivaleva a condannarlo alla tortura.
Spero che in questo paese vengano presto approvate leggi che concedano l'eutanasia ed entri, finalmente, in vigore il testamento biologico. Ogni cittadino deve avere il diritto di stabilire cosa fare del suo corpo, una volta che la mente lo ha abbandonato.
Per quanto mi concerne (lo metto in rete, così ci sono testimoni), dichiaro questa volontà: nel caso mi trovassi in stato vegetativo o incapace di connettere e la mia esistenza fosse garantita da soli macchinari: staccate la spina.
Drvso
3 commenti:
chi siamo noi per stabilire se una persona debba morire? una persona che non può scegliere. Perchè la metti sul Vaticano? Su certe questioni c'è da essere garantisti, finchè c'è vita c'è speranza. Credi davvero che ti vorresti veder morto se non potessi scegliere? E se nel frattempo ti fosse successo Qualcosa di grande nella vita da farti dire: "sono vivo, comunque"? Non è accanimento terapeutico, e Welby non è lo stesso caso perchè lui era cosciente e il suo stato per quanto doloroso e straziante lo viveva coscientemente e coscientemente ha chiesto il suicidio assistito! Questa ragazza non ha scelto, stanno scegliendo altri per lei. Mi sembra troppo comodo tirare in ballo il Vaticano ogni volta che ci sono casi del genere. tanta gente comune anche laica si sta chiedendo dove finisca la pietà e inizi l'eutanasia. Simo (metto anonimo perchè non sono ancora capace a usare bene sto coso)
Ogni persona ha diritto di scegliere come finire la propria esistenza. Se un malato terminale decide di non voler affrontare gli ultimi periodi di sofferenza ne ha il pieno diritto.
Per chi ha piena coscienza, la libertà di scegliere è garantita, per chi non è in grado di decidere a causa di chissà quale problema, è giusto che gli sia concesso di esprimere la sua volontà, preventivamente.
Se di me restasse solo un guscio vuoto, sostentato da una macchina, privo di coscienza e possibilità di recupero: non sarebbe vita, meglio tornare alla terra.
È una mia scelta che riguarda la mia esistenza e non accetto che le delirazioni di qualche personaggio legato a vecchie mitologie possano impedirmelo.
Ultimo dettaglio: l'atto caritatevole è quello del padre, non di ferrara e compagnia.
Se una persona è in grado di decidere non ci deve essere NESSUNO che gli mpedisca di fare la sua scelte che deve essere insindacabile.
Per una persona non in grado di prendere/dire una decisione è nescessario che qualcuno intervenga per lei. Chi può prendersi la responsabilità della vita o della morte di un'altra persona? a mio avviso nessuno può farlo, ma in questo caso cambia tutto.
Eluana non è viva, è un vegetale che non prova niente nessun bisogno, nessuna emozione non ha vissuto questi 16 anni in nessun modo. Se un padre che per tutto il tempo le è stato vicino dice che questa è la scelta migliore bisogna ascoltarlo.
"finchè c'è vita c'è speranza" è vero ma quella non è vita e quindi non c'è speranza!
Dimenticavo, il Vaticano c'entra eccome, se si toccano argomenti etici loro si infilano sempre, ma devono imparare che NON sono la guida per la maggior parte degli italiani solo perchè abbiamo un battesimo ANZI....
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